Scrivo da un treno freddissimo che viaggia con le luci spente. I passeggeri sono accalcati gli uni sugli altri, hanno bagagli voluminosi, sacchetti pieni di cibo e gli occhi stanchi di chi non dorme da molte notti. I bagni sono irraggiungibili per via della calca. Per fare i propri bisogni ci si deve arrangiare nel piccolo pertugio delimitato da due porte di ferro che permette il passaggio da un vagone all’altro. La destinazione è Chmel’nyc’kyj – un luogo dove la gran parte di queste persone non avrebbe mai pensato di dover andare, ma che ha il vantaggio di essere sufficientemente...