Lo scontro di poteri, in Venezuela, sta subendo una pericolosa accelerazione. Ieri, il Tribunal Supremo de Justicia (Tsj) ha aperto il procedimento per «colpa grave» contro la Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz e intanto ha nominato una nuova viceprocuratrice, esautorando la precedente nomina decisa da Diaz. Secondo l’articolo 380 del Codice penale, il Tsj ha 30 giorni per emettere il verdetto, che fino al momento per noi di andare in stampa non era ancora stato deciso. È la prima volta che l’Alta corte processa un Procuratore generale in Venezuela. La Fiscal non ha partecipato all’udienza. Ha già scelto il suo campo, quello dell’opposizione venezuelana, in piazza da 90 giorni per far cadere con la forza il governo Maduro.

DOPO una conferenza stampa, Ortega Diaz si è recata nel Parlamento governato dalla Mud, suggellando il nuovo patto con una stretta di mano al deputato di estrema destra, Freddy Guevara. Una scelta che sta spaccando il campo di quanti, all’interno della cosiddetta area del chavismo critico non intendono spingersi così oltre nell’abbraccio mortale con le forze golpiste, che fino a ieri consideravano la Procuratrice generale uno dei nemici principali. Ma la situazione potrebbe precipitare in guerra civile e per Ortega Diaz s’intravvede la possibilità di guidare un «processo di transizione» sul modello di quello imposto ai sandinisti ai tempi di Violeta Chamorro. La Procuratrice ha definito «confuse e stravaganti» le accuse contro di lei, e ha ricusato i 17 magistrati dell’Alta corte, giacché li considera «illegittimi e incostituzionali».

IN APERTURA di udienza, il presidente del Tsj, Maikel Moreno – oggetto di sanzioni da parte degli Usa – ha sostenuto che i «gravi errori» commessi dalla Procuratrice s’inquadrano nel contesto di «un colpo di Stato in atto nel paese, in base alla stessa metodologia usata durante la cosiddetta primavera araba e le rivoluzioni colorate in Europa dell’Est».

ANCHE i vescovi sono entrati in campo per stigmatizzare la proposta dell’Assemblea nazionale costituente, lanciata da Maduro per il 30 luglio: porterebbe «al comunismo», hanno sostenuto i bellicosi porporati. E le destre hanno fissato per il 16 luglio un «referendum» contro Maduro, privo di legittimità, ma sostenuto dalle violenze dei «guarimberos» e dagli Stati uniti. La giornalista di Telesur, Madelein Garcia, ha mostrato in un servizio le confessioni di uno squadrista pentito che agisce nel quartiere agiato di Altamira, in cui questi conferma la presenza di agenti stranieri nell’organizzazione delle violenze: «Degli arabi – afferma il guarimbero – arrivavano ad Altamira a portare borse e scatole. C’era anche un traduttore che si teneva di lato e ci diceva quello che dovevamo fare»