«Trattativa unitaria o sarà sciopero». Nell’intricata vicenda del rinnovo del contratto Stellantis (ex Fca), la Fiom chiarisce la sua posizione, forte delle assemblee con i lavoratori e della svolta della Uilm che ha chiesto a Stellantis di rientrare in Confindustria, come già ha scelto di fare Marelli (ora in mani americane).

«Stellantis è un’anomalia: le ragioni per cui Fca uscì dal contratto nazionale sono venute meno. Avevano promesso impianti a pieno regime e salari tedeschi: non abbiamo né gli uni né gli altri», spiega il segretario generale Michele De Palma durante la presentazione della piattaforma contrattuale per il gruppo a guida francese di cui fanno parte anche Cnhi, Iveco e Ferrari.

IL MESSAGGIO PER LA FIM CISL che continua invece a puntare sul Contratto specifico Ccsl è comunque conciliante: «Noi non vogliamo guardare al passato, sul quale continueremmo a dividerci, ma al futuro per avere aumenti della produzione e dei salari per tutti i dipendenti italiani di Stellantis», spiega De Palma ricordando «i tanti accordi unitari firmati negli stabilimenti per la gestione della cassa integrazione e durante la pandemia».

Toccherà dunque al gruppo guidato da Carlos Tavares – e in Italia dal giovane manager Davide Mele – decidere se continuare con l’apartheid nei confronti della Fiom partita nel 2010 la «rivoluzione di Pomigliano» di Marchionne – lo scambio fra diritti e posto di lavoro – o mettervi fine «ripristinando normali relazioni sindacali unitarie».

LE RICHIESTE CONTRATTUALI della Fiom a Stellantis sono ambiziose: «Chiediamo un aumento di 167 euro medi lordi», spiega il coordinatore Auto Simone Marinelli, pari 8,8% per il 2023 con adeguamento nel caso in cui l’inflazione risultasse superiore, più una quota di integrazione del salario in caso di utilizzo di ammortizzatori sociali, usati in tutti gli stabilimenti ex Fca.

«Come avvenuto per i lavoratori francesi chiediamo poi una mensilità immediata per combattere il caro vita una tantum anche perché a fronte di un calo delle vendite del 7% il gruppo ha registrato nell’ultima trimestrale utili per 8 miliardi pari al +34%, tanto che ha elargito pesanti dividenti ai soci», ha ricordato De Palma esprimendo solidarietà agli operai francesi delle raffinerie in sciopero.

I lavoratori Stellantis sono circa 70 mila, in forte calo rispetto agli 86 mila del 2019. «Nell’ultimo anno sono usciti 5 mila lavoratori e c’è un problema reale di età media alta per cui noi proponiamo l’ingresso di giovani», propone De Palma.

La fotografia scattata dalla Fiom sui vari stabilimenti è a tinte fosche: «A Cassino la produzione del Suv Maserati Grecale non compensa il cattivo andamento di Stelvio e Giulia; a Mirafiori sulla 500 elettrica siamo in ritardo, a Pomigliano la Panda è in calando», spiega Marinelli. In controtendenza invece Cnh (movimentazione terra) e Iveco (camion): «In queste due realtà il Piano industriale promesso è stato rispettato e anzi si è andati oltre e ora serve stabilizzare i lavoratori somministrati – sottolinea De Palma – è in Stellantis che non si sono fatti investimenti mentre Macron chiede di riportare produzioni in Francia: l’Italia è il paese europeo occidentale con la più alta sottoutilizzazione degli impianti», sottolinea.

Proprio in concomitanza con la conferenza stampa della Fiom, i sindacati firmatari del Ccls (Fim, Uilm, Ugl e Agenquadri) rendevano pubblici i numeri della consultazione sulla loro piattaforma: approvata da oltre il 98,8% dei rappresentanti sindacali aziendali: solo 549. Gli aumenti richiesti sono comunque inferiori a quelli Fiom: 153 euro medi per il 2023, che scendono a 89 euro nel 2024 e 51 nel 2025.

Al nuovo governo invece De Palma chiede «di confermare il sovranismo industriale promesso in campagna elettorale: Stellantis è l’azienda privata più grande in Italia da cui dipende un indotto della componentistica vastissimo che rischia di saltare per aria. Un paese che produce neanche un milione di auto non può reggere: il governo appena si insedia deve occuparsi del settore e istituire un tavolo chiunque sarà ministro al Mise e al Lavoro», conclude De Palma.