In una delle strade laterali al Viale della libertà, che dall’autostrada attraversa il ponte d’ingresso a Slovjansk e arriva fino in centro, una gran folla attende fin dal mattino presto.

I primi sono in fila, gli altri sparsi da un lato e dall’altro della carreggiata, qualcuno si rigira tra le mani un foglietto. Arriva gente in continuazione, alcuni in bicicletta, altri accompagnati dai parenti in macchina o persino in taxi. Qualcuno dal fondo della strada, che si perde nella campagna, si affretta a piedi.

VERSO LE 11 arrivano due grossi furgoni bianchi e la folla si agita, rapidamente si ricompone una fila che si perde come il delta di un fiume di fronte al cancello dove i furgoni faticano a entrare.

Dopo neanche dieci minuti il cancello si apre e la folla si riversa all’interno del piazzale recintato a metà del quale sono stati sistemati due lunghi tavoli che servono solo da barriere e dietro di questi i volontari hanno sistemato i primi sacchi per terra.

Ognuno di quei sacchi contiene decine di buste della spesa preconfezionate e quelle persone sono in fila da ore per riceverle. Dopo i primi che erano rimasti in fila tutto il tempo iniziano a chiamare dei numeri, dalle prime file si passano la voce e si ripete più volte lo stesso numero finché qualcuno, con il foglietto bianco bene in vista non si avvicina.

Qualcuno si vergogna di passare tra due ali di folla con la busta in mano e abbassa il volto. Verso la fine qualche signora si arrabbia contro chi non risponde alle chiamate dei numeri. Tutta quell’attesa si consuma in mezz’ora di consegne, poco dopo i cancelli si richiudono tra gli sguardi affranti di chi non è riuscito a ricevere niente.

«LO VEDI COME ci siamo ridotti? – dice un anziano – Io ho lavorato per tutta la vita e ora devo fare la fila come un barbone». La pensione non gli basta da quando ha dovuto far spostare la moglie in un ospedale a Kiev, per essere curata. «Un regalo di Putin!», urla una signora arrabbiata che passa a grandi falcate con le mani vuote.

A un ragazzo vicino, che per tutto il tempo ha tenuto il manubrio della bicicletta fissando la folla, chiediamo perché non ha preso nulla. «Sono arrivato tardi, era inutile» dice.

Fuori, chiusi in macchina, alcuni mangiano tutto ciò che non necessita di essere cucinato, altri si lamentano del governo, del sindaco, della guerra. Altri prendono informazioni sulla prossima consegna e si allontano mestamente.