L’idea di Flavio Bolsonaro, senatore e figlio dell’ex presidente, è decisamente in linea con il pensiero di cotanto padre, dunque pericolosissima: attraverso un progetto di revisione costituzionale vuole dare il via libera alla cementificazione (leggi privatizzazione) del litorale brasiliano.

Mitiche località balneari, dicono gli ambientalisti, sono seriamente a rischio. Per non parlare delle conseguenze sociali e ambientali che potrebbero modificare parte dei 7.500 chilometri di spiagge oggi proprietà dello Stato. Secondo i promotori dell’iniziativa, la costruzione degli edifici è prevista a 30 metri dal bagnasciuga per cui sarebbe erroneo parlare di «cementificazione» delle spiagge.

Gli ecologisti, invece, sono sicuri che queste nuove costruzioni di fatto impediranno l’accesso alle spiagge, esattamente come già accade in centinaia di località balneari. «Il futuro che disegna questo progetto è un futuro con meno spiagge e meno mangrovie», ha spiegato Alexander Turra, professore di oceanografia dell’Università di San Paolo. Già oggi il 40% delle spiagge brasiliane è in uno stato di erosione avanzata a causa dell’innalzamento del mare.

Oltre ai rischi di natura ambientale la speculazione immobiliare potrebbe avere conseguenze sociali ed economiche gravi. La maggior parte delle persone che vivono nelle zone marine sono povere ed è prevedibile che la turistificazione a colpi di cemento costringerà molti di loro ad abbandonare le case.

Ufficialmente il progetto di modifica costituzionale servirebbe a dare più potere decisionale alle amministrazioni locali. Una situazione che ricorda la privatizzazione già in corso da anni del litorale italiano.