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La democrazia americana passa per un giudice in Wisconsin

foto trump wisconsinUna sagoma di Trump a Elkhorn, in Wisconsin, durante le presidenziali 2020 – Scott Olson /Getty Images

Stati uniti L'elezione di un giudice alla corte suprema di questo strategico stato del midwest settentrionale potrebbe giocare un ruolo determinante per l'elezione del prossimo presidente e del diritto all'aborto. I due partiti si contendono la poltrona con la cifra record di 37 milioni di dollari spesi per la campagna elettorale

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 aprile 2023
Luca CeladaLos Angeles

Durante la fatidica campagna presidenziale del 2000 prese piede un movimento per il “voto di scambio di sinistra”. Quell’anno, oltre al candidato democratico Al Gore e al repubblicano George W Bush, con i Verdi era sceso in campo Ralph Nader, storico militante ambientalista, anticapitalista e pacifista. e divenne presto chiaro che avrebbe potuto sottrarre a Gore voti preziosi in stati dove ci sarebbe stato un testa a testa con Bush come, ad esempio, in Florida che si profilava sul filo del rasoio.

Così, sui primissimi social allora nascenti, elettori in California o New York offrivano ai progressisti della Florida di dare un voto “morale” a Nader nei loro stati, dove sarebbero rimasti simbolici, in cambio dell’impegno a un voto “strategico” per Gore sulla prima linea della Florida. Alcuni accettarono – ma non abbastanza. Nader avrebbe finito per raccogliere il 2,74 % del voto nazionale, compresi 97.421 in Florida dove Bush prevalse su Gore per soli 537 voti diventando così il 43esimo presidente degli Stati uniti.

foto sostenitori nader
Sostenitori di Ralph Nader alle presidenziali del 2000, foto Michael Smith /Newsmakers via Getty Images

È un caso che illustra molto bene il peso del voto nella manciata di “battleground states” – gli stati contesi come in un campo di battaglia – dove, nel sistema maggioritario intermediato americano, si giocano davvero le sorti delle elezioni (e del mondo – chiedere all’Iraq).

Quel precedente storico serve a spiegare come mai elettori di tutta America siano stati bombardati nelle scorse settimane da mail riguardanti un’elezione in Wisconsin, e nemmeno per una carica politica ma per quella di un giudice della corte suprema di quel remoto stato del Midwest settentrionale, con meno di sei milioni di abitanti, noto per il formaggio e per la squadra di football di Green Bay.

Il Wisconsin è uno swing state da decenni, uno stato cioè che alterna vittorie democratiche a maggioranze repubblicane. Qui ai primi del Novecento ebbe una storia importante il movimento sindacale; Milwaukee ha avuto ben tre sindaci socialisti, l’ultimo insediato nel 1948, quando al Congresso lo stato era però rappresentato da uno dei senatori più spietatamente reazionari di sempre, l’anticomunista viscerale Joseph McCarthy.

Nelle ultime presidenziali in Wisconsin, Biden è prevalso su Trump per poco più di 20.000 schede (lo 0,64% del voto). Vi fu, ovviamente, un ricorso repubblicano respinto e lo stato rimase nella colonna “blu,” uno dei 25 della coalizione Biden.

Venticinque sono anche gli stati in cui vige l’elezione diretta dei togati dei massimi tribunali, ed è questa l’elezione diventata improvvisamente fra le più seguite d’America.

foto Protasiewicz
La giudice Janet Protasiewicz (a destra) in campagna elettorale a Madison, Wisconsin, foto di Jeff Schear /Getty Images

Per una delle sette poltrone del tribunale (le elezioni sono scaglionate) si affrontano la magistrata democratica Janet Protasiewicz e il conservatore Dan Kelly, ognuno dei quali rappresenterebbe il voto decisivo. E le prossime sentenze della corte saranno determinanti ad esempio per il futuro dell’aborto nello stato che attualmente ha un governatore democratico ma una super maggioranza repubblicana in parlamento.

Dopo l’abrogazione di Roe v. Wade (la sentenza che nel 1973 legalizzò l’aborto negli Usa, ndr) da parte della corte suprema nazionale, in Wisconsin è automaticamente rientrata in vigore la legge del 1849, che prevede il divieto assoluto di abortire. Il tribunale dovrà ora giudicare le querele sporte per ripristinare questo diritto.

È una situazione che si riproduce in decine di altri stati in cui amministrazioni della nuova destra populista stanno prendendo di mira molteplici diritti che sembravano acquisiti da decenni: dal diritto di voto a quelli di minoranze e persone LGBTQ, ma anche su sistema sanitario e istruzione pubblica (e revisionismo storico).

È un quadro che ingigantisce il rilievo “politico” del sistema giudiziario e dei tribunali federali, un ramo di governo dove sempre più spesso vengono risolte le ultime istanze. Non per niente il progetto conservatore degli ultimi anni ha specificamente preso di mira le nomine ai tribunali nell’ottica di respingere gli eventuali e inevitabili ricorsi.

Con 26 stati dell’Unione controllati dai repubblicani, l’importanza dei tribunali – e la loro composizione politica – è quindi sempre più determinante come strumento politico. E l’elezione diretta dei giudici, da molti criticata, rappresenta in definitiva un sistema che lo riflette in un certo senso più onestamente.

Come dimostra l’’attenzione che si è concentrata sull’elezione in Wisconsin (per i due candidati togati è stata spesa una cifra record complessiva di 37 milioni di dollari, raccolti in campagne nazionali dei due partiti), le ricadute potrebbero essere fondamentali anche a livello nazionale.

La giurisdizione della corte si estende al “gerrymandering” (la determinazione delle circoscrizioni elettorali che nel sistema uninominale possono a loro volta influire sulla composizione del collegio elettorale e quindi spianare la strada al prossimo presidente). Se alle prossime presidenziali del 2024 dovesse poi ripetersi uno scenario sul filo di lana come tre anni fa, sarebbero assicurati nuovi ricorsi e eventuali sentenze definitive in materia potrebbero essere nuovamente di competenza della corte suprema statale – e della maggioranza “politica” che vi siede.

In Wisconsin, e in molti altri tribunali statali e federali, è insomma sempre più in gioco il futuro democratico del paese.

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