Alias

La Croisette non parla castillano

La Croisette non parla castillano

Cannes 74 Molte coproduzioni qualche esordio e il classico «Orfeu Negro» di Marcel Camus

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 3 luglio 2021

Nonostante la prestigiosa la presenza tra i giurati del concorso di Daniel Burman, il regista argentino che ci ha fatto conoscere nei suoi film i personaggi e il quartiere ebraico dell’Once di Buenos Aires, e Kleber Mendonça Filho il regista brasiliano di Aquarius, scarsissima è la presenza a Cannes di film latinoamericani: il solo film in concorso è Memoria, anche se del tailandese Apichatpong Weerasethakul (Uncle Boonmee) coproduzione di Colombia con Francia, Germania, Uk, interpretato da Tilda Swinton coltivatrice di orchidee in viaggio a Bogotà per visitare la sorella malata.
Due film messicani sono in programma al Certain Regard: Le civil di Teodora Ana Milhai, una madre alla ricerca della figlia sequestrata da un cartello della droga e Noche de fuego esordio di Tatiana Huezo, su donne che vivono in un villaggio tenuto in ostaggio dalla violenza, prodotto da Nicolás Celis (Roma) e Jim Stark (Pájaros de verano).
Il Cile compare tra gli autori del film collettivo The year of everlasting storm girato in pandemia: lo firma Dominga Sotomayor, che ha vinto nel 2018 il Pardo per la regia al festival di Locarno con Tarde para morirT joven. Gli altri episodi sono firmati da Jafar Panahi, Anthony Chen, Malik Vitthal, Laura Poitras, David Lowery e Apichatpong Weerasethakul.

LA SCARNA cinematografia di Haiti è presente con Freda, di Gessica Généus girato a Puerto Príncipe (anche qui un gruppo di donne che cerca di allontanarsi da un quartiere violento.
Alla Quinzaine il Brasile in ampia coproduzione (Uruguay Argentina Brasile e Francia) con El empleado y el patron di Manuel Nieto e Medusa di Anita Rocha da Silveira e il documentario Os marineiros da montanha di Karim Ainouz (in proiezione speciale) che torna nel suo paese, l’Algeria.
Si torna alla sezione dei classici con Luis Buñuel un cineasta surrealista di Javier Espada che completa il ciclo El ultimo guijon, sui film e i luoghi visitati dal regista. Questo è un documentario sul mondo onirico del regista, sul tema centrale della morte e la poetica dell’erotismo, a partire dall’infanzia a Calanda e Saragoza, con la formulazione del surrealismo già prima del manifesto di Breton del 1924. Restaurato anche il successo epocale Orfeu Negro di Marcel Camus (Brasile) Palma d’oro 1959, Oscar come miglior film in lingua non inglese, il mito di Orfeo e Euridice nella Rio degli anni Cinquanta, ispirato a Orfeu de Conceiçao, pièce teatrale di Vinicius de Moraes con la musica di Antonio Carlos Jobim

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento