La crisi della Sinistra tedesca
Germania Rinnovamento, nuovi contenuti, cambio di leadership, puntare sull’Est o sull’Ovest? I nodi che la Linke dovrà sciogliere prima del prossimo congresso di Halle previsto per metà ottobre. Poi ci saranno le elezioni in Brandeburgo, Sassonia e Turingia e considerata la situazione attuale non ci saranno da aspettarsi grandi notizie
Germania Rinnovamento, nuovi contenuti, cambio di leadership, puntare sull’Est o sull’Ovest? I nodi che la Linke dovrà sciogliere prima del prossimo congresso di Halle previsto per metà ottobre. Poi ci saranno le elezioni in Brandeburgo, Sassonia e Turingia e considerata la situazione attuale non ci saranno da aspettarsi grandi notizie
Cosa vuole la Linke? In realtà è una domanda banale, eppure dopo lo shock delle elezioni europee il partito della Sinistra sembra un gruppo di galline spaventate.
Ha tutte le ragioni per comportarsi così di fronte a una sconfitta che minaccia la sua esistenza: ora verranno stesi, di nuovo, documenti in cinque, otto e dodici punti, e oltre a questi esercizi di scrittura emergerà ciò che Daphne Weber – che siede nella presidenza della Linke – chiama keyword waving.
Difficile filtrare dall’onda crescente di buoni consigli ed energiche richieste qualcosa che punta in avanti, perché molti ripetono ciò che dicono da sempre e molte questioni di fatto sono simili, sebbene presentate in tono accusatorio. In realtà gran parte dei temi rimane fuori dal dibattito: nessuno di certo sarà contrario al profilo sociale o socio-ecologico del partito, quasi nessuno metterà in discussione la sua vaghezza programmatica, tutti vogliono un lavoro più concreto ed efficace sul campo. Qual è il problema, allora?
È la drammatica debolezza di un partito che pensava di essere già sulla via del consolidamento dopo la fuoriuscita di Sahra Wagenknecht e invece adesso deve rendersi conto che questo spin-off non risolve alcun problema e che le differenze finora contenute nella disputa interna con Wagenknecht (e nella cooperazione politica con lei nel gruppo parlamentare) stanno esplodendo del tutto.
Alcuni, come il segretario della Linke, Martin Schirdewan, e il leader di lunga data alla guida della delegazione al Bundestag, Dietmar Bartsch, vogliono rafforzare nuovamente il partito nella sua storica roccaforte: l’Est della Germania; Daphne Weber, al contrario, suggerisce di concentrarsi piuttosto in una campagna politica all’Ovest, visto che lì si trova il maggior potenziale di elettori.
Può certamente migliorare l’immagine di un soggetto politico votato alla difesa del sociale se la Linke introdurrà il limite di mandato per i parlamentari e chiederà loro di donare una parte significativa del reddito personale per le cause sociali, come suggerisce l’ex deputato del Bundestag, Jan van Aken. Ma tutto ciò non può sostituire una strategia efficace con cui la Sinistra possa ritornare a essere percepita come un fattore politico serio. Per farlo dovrebbe ricomporsi in breve tempo e definire, e poi rappresentare in modo massiccio, i quattro o cinque punti-chiave che molti oggi reclamano.
Il presupposto che la Sinistra non si preoccupi più delle questioni sociali non aiuta: questo è dovuto all’eco interna del dibattito su Wagenknecht. Nonostante tutte le critiche e le crisi non c’è stata leadership prima del Pds e poi della Linke che non si sia concentrata sulla questione sociale. Però adesso deve trovare il modo per riportare il tema dal campo delle dichiarazioni a quello dell’efficacia politica.
Non ha molto tempo a disposizione. Fino al prossimo congresso di Halle previsto per metà ottobre. Poi ci saranno le elezioni statali in Brandeburgo, Sassonia e Turingia e considerata la situazione attuale non ci saranno da aspettarsi grandi notizie di vittoria.
Adesso nella Linke si pretende molto: rinnovamento (quanti sono in realtà?), nuovo profilo del contenuto, compresa la politica estera, sviluppo programmatico, una migliore struttura, oltre alla nuova leadership.
E anche nella direzione del partito non sembrano esclusi i cambiamenti: Martin Schirdewan (dimissionario, ndt) vuole discutere senza pietà tutte le questioni, compresi i ruoli e gli incarichi personali; Daphne Weber – come membro del Consiglio di amministrazione e parte della cerchia più ristretta che si occupa del management del partito – si è recentemente arrabbiata su “X” perché «le dimissioni sono scomparse dal registro delle reazioni». Ciò significa che il conflitto probabilmente ha raggiunto la leadership della Sinistra che finora ha agito in modo abbastanza uniforme, almeno all’esterno.
Per uscire dal dubbio, la Linke ora vorrebbe chiedere ai partner politici, alle associazioni, alle organizzazioni e ai rappresentanti della società civile: cosa volete da noi? Bella domanda. Ma cosa vuole realmente questa Sinistra?
*L’analisi di Wolfgang Hübner è stata pubblicata sul quotidiano tedesco Neues Deutschland con il titolo «Cosa vuole la Sinistra?»
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