La costa cilena sta annegando in un mare di gas liquefatto
Reportage La baia di Quintero un tempo era un luogo di villeggiatura. Ora ospita la zona industriale più grande del Cile. L’acqua è inquinata e i pescatori protestano
Reportage La baia di Quintero un tempo era un luogo di villeggiatura. Ora ospita la zona industriale più grande del Cile. L’acqua è inquinata e i pescatori protestano
«Il Miracolo del Cile». Questa è la locuzione coniata da Milton Friedman, principale esponente della cosiddetta «scuola di Chicago» e Premio Nobel per l’economia, per indicare la svolta di libero mercato sperimentata sul Paese andino negli anni ‘80 e ‘90 sotto il governo del generale Pinochet. Un caso unico tra i paesi del continente latino-americano. Ma cosa resta oggi del miracolo cileno? Deregulation delle attività economiche e finanziare e una completa privatizzazione dell’economia, tra cui il sistema pensionistico, sanitario e universitario. Per non parlare dell’acqua. Il Cile è infatti attualmente l’unico Stato al mondo la cui costituzione sancisce il principio per cui l’acqua è una risorsa privata in mano a grandi multinazionali, tra cui primeggia l’italiana Enel.
GLI STRASCICHI DI QUESTO MODELLO ECONOMICO sono ben visibili a Quintero, comune sulla costa nella centrale regione di Valparaíso. Insieme ai vicini comuni di Ventanas e Puchuncaví, la baia di Quintero costituisce uno dei principali porti industriali del Cile. Grazie al suo clima mite, quest’area è stata in passato un’importante località di villeggiatura per la borghesia cilena, ma negli ultimi 50 anni si è trasformata nel «parco industriale più grande dell’America Latina, passando da zona di turismo a zona di sacrificio», come racconta Hugo Poblete, portavoce del sindacato dei pescatori locale. Dalle prime industrie che si sono installate sul territorio nel 1961 ad oggi, il cordone industriale di Quintero conta una concentrazione di 19 imprese nell’arco di 3 chilometri di costa. I settori di riferimenti sono soprattutto rame, petrolio, termoelettriche a carbone e gas.
DALLA CONCENTRAZIONE DI TALI ATTIVITÀ ne deriva un allarmante livello di inquinamento, come riportato da María José De Los Angeles Díaz, biologa marina e coordinatrice di un progetto di ricerca sulla baia di Quintero. «Nella baia abbiamo rilevato valori fuori norma di piombo sulla superficie così come piombo e cadmio nelle specie marine. Risultano presenti batteri fecali nell’acqua. Questo è un dato molto preoccupante considerando che nella baia riscontriamo mancanza di acqua potabile e un sistema sanitario molto debole. Attraverso dei sensori che abbiamo installato nella zona, sia nelle scuole che nei parchi, rileviamo che, maggiore è il livello di inquinamento atmosferico, più numerosi sono i casi dei bambini colpiti da malori».
BAMBINI E ADOLESCENTI SONO INFATTI LA FASCIA più vulnerabile e che sta maggiormente risentendo della presenza dell’industria pesante nella zona. «Nel 2018, abbiamo registrato circa 1800 casi di bambini intossicati e negli ultimi anni il tasso di bambini con patologie e autismo è in crescita. A questa situazione drammatica corrisponde un sistema sanitario locale a pezzi, costituito da un piccolo ospedale, sprovvisto di ambulanze e sale operatorie», ci riferisce Maria Araya, presidente del consiglio consultivo dell’ospedale di Quintero. Maria porta con sé le cicatrici di questa tragedia, avendo perso la figlia a causa di cancro alla sola età di 21 anni.
Forte è il timore nei confronti dei giovani, come spiega Ruth Vaccaro, residente a Quintero: «Viviamo in una zona di emergenza sanitaria. I bambini non possono uscire a giocare fuori di casa a causa dell’inquinamento dell’aria. Molto spesso non possono nemmeno andare a scuola. In nome dell’economia abbiamo sacrificato il loro diritto alla vita, a giocare e a studiare».
LA COMUNITÀ DI UNA ZONA DI SACRIFICIO satura e spolpata fino all’osso chiede che nessuna nuova attività industriale venga ad installarsi sul territorio. Un appello che sembra cadere nel vuoto. L’ultima frontiera è, infatti, quella del gas naturale liquefatto (Gnl), rappresentata dal terminal Gnl Quintero, per la ricezione, stoccaggio e liquefazione di gas. L’impianto nasce nel 2009, dietro decisione dell’allora governo Bachelet per rispondere alla crisi di importazione del gas tramite gasdotto a causa della rottura delle relazioni con l’Argentina. Già dall’inizio l’impronta italiana sul progetto è stata ben visibile.
Tra i soci originari c’è infatti Endesa, principale società di energia elettrica spagnola e acquisita da Enel nel 2007. La multinazionale energetica italiana ha molto rilievo in Cile, dal momento che nel Paese Endesa rivestiva un ruolo di primissimo piano nel settore energetico. Enel Cile è guidata da Herman Chadwick Piñera, cugino dell’ex presidente Sebastian Piñera, in carica fra il 2010 e il 2014 e il 2018 e il 2002. Nella baia di Quintero, dietro l’impianto Gnl, Enel dal 2009 possiede una termoelettrica e dal 2012 questa è alimentata solo da gas. Parliamo di un business finanziato con soldi italiani. Intesa Sanpaolo, la principale banca nostrana, è presente tra gli istituti di credito che hanno fornito e continuano e fornire sostegno finanziario al terminal. Lo scorso anno, la banca torinese ha partecipato ad un deal di 700 milioni di dollari per finanziare l’acquisto dell’80% delle azioni di Quintero Lng da parte dell’azienda belga del gas Fluxys e dal fondo d’investimento statunitense Eig.
LE PREOCCUPAZIONI RELATIVE AL PRESENTE e al futuro di Gnl Quintero sono un argomento caldo tra i membri della comunità. Sul primo fronte, nell’aprile 2022 durante alcuni lavori di riparazione un incendio ha colpito il molo del terminal. La popolazione non ha ricevuto chiarimenti, solo un comunicato stampa – le cause dell’incendio sarebbero sconosciute e sarebbero senza rischi per conseguenti esplosioni.
SUL FUTURO, IL TEMA DEL DIBATTITO È L’INSTALLAZIONE, presso il terminal Gnl Quintero, di un impianto di elettrolisi per la generazione di idrogeno. Secondo il comunicato della società, il Cile ha già firmato diversi accordi per promuovere l’esportazione di idrogeno verde, per esempio con i porti belgi di Anversa/Zeebrugge, con la Germania, con il porto di Rotterdam e con la Corea del Sud, e punta a diventare uno dei tre principali attori mondiali nel campo di questa fonte energetica. Affermazione ambiziosa, considerando che la produzione di idrogeno verde richiede una enorme quantità di acqua e che il Cile ha un problema di siccità, legato ai cambiamenti climatici ma non solo. «C’è una importante responsabilità istituzionale nella gestione del bene acqua. Si parla tanto di idrogeno verde, ma in realtà non ci sono le condizioni istituzionali affinché si sviluppi in maniera sostenibile», sostiene Anahì Urquiza, docente antropologa specializzata in questioni ambientali presso l’Università del Cile di Santiago.
QUAL È AL MOMENTO LA SOLUZIONE ISTITUZIONALE? Un impianto di desalinizzazione, nell’area di Quintero, destinato non a servire la comunità, ma a prolungare la vita delle industrie. Su questo tratto della costa non sembra esserci fine alla realizzazione d’impianti. Per la popolazione locale, che nonostante i cartelli «zona non balneabile» approfitta del principio della stagione primaverile per fare un primo tuffo, il miracolo cileno rischia di annegare in un mare di gas liquefatto.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento