Economia

La Corte di giustizia Ue mette alle strette il governo sui balneari

un lido – foto Ansa

Concessioni La sentenza: «A fine concessione le opere vanno allo Stato senza indennizzi»: Meloni & Co. costretti a un difficile compromesso. L’esecutivo dovrà scegliere se lasciare in vigore l’attuale legge, oppure accontentare gli imprenditori senza andare contro l’Unione Europea

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 12 luglio 2024

La Corte di giustizia europea ribadisce l’inalienabilità del demanio e rimanda allo Stato italiano la decisione sugli indennizzi economici ai balneari.

Il tema è molto complesso e il tribunale di Lussemburgo, in una sentenza di ieri, si è limitato a dire che gli incameramenti a titolo gratuito sono compatibili col Trattato fondativo dell’Unione europea (Tfue). Mettendo così alle strette il governo, costretto a scegliere se lasciare in vigore l’attuale legge oppure lavorare a un difficile compromesso che accontenti i balneari senza andare contro l’Ue.

IL GIUDICE EUROPEO doveva esprimersi sull’articolo 49 del Codice della navigazione. La norma, del 1942, prevede che alla scadenza della concessione balneare tutte le strutture inamovibili diventino di proprietà dello Stato a titolo gratuito.

Grazie alle proroghe automatiche degli ultimi decenni, i balneari non si sono mai preoccupati di questo scenario; ma con l’avvicinarsi della scadenza delle concessioni, fissata per il 31 dicembre 2024 dalla legge concorrenza del governo Draghi, la categoria ha iniziato a rivendicare l’illegittimità dell’articolo 49 e il diritto a un indennizzo economico.

Una società titolare di uno stabilimento in Toscana, i Bagni Ausonia di Castiglioncello, ha intentato una causa sostenendo che l’articolo 49 sarebbe incompatibile col Tfue. Il Consiglio di Stato aveva rinviato la decisione alla Corte Ue, che si è espressa dando torto al concessionario.

Secondo i giudici, l’articolo 49 è compatibile col Tfue e il concessionario «non poteva ignorare» l’esistenza della norma, quando ha iniziato la sua attività. L’appropriazione gratuita da parte dello Stato, sottolinea la sentenza, «costituisce l’essenza stessa dell’inalienabilità del demanio pubblico» e tale principio implica che il bene «resti di proprietà di soggetti pubblici e che le autorizzazioni di occupazione hanno carattere precario».

Ma la partita tra i balneari e il governo va oltre questa pronuncia. La Corte Ue si è espressa sulla cessione delle strutture al patrimonio dello Stato, ma in vista dei bandi, i titolari uscenti chiedono che siano i subentranti a riconoscere degli indennizzi, pari all’intero valore aziendale che va oltre i manufatti.

Il principio è già previsto dalla legge concorrenza di Draghi; tuttavia i criteri di calcolo avrebbero dovuto essere disciplinati da un decreto attuativo che il governo Meloni non ha mai varato.

LE CONCESSIONI di spiaggia sono state a lungo prorogate non solo per favorire i balneari, ma anche perché lo Stato ha sempre evitato di affrontare l’acquisizione di migliaia di strutture, tra le enormi difficoltà di gestione e gli inevitabili contenziosi. Tuttavia, dopo che il Consiglio di Stato ha cancellato l’ultima proroga al 2033 e proibito qualsiasi ulteriore rinnovo automatico agli stessi soggetti, il tema non è più rinviabile.

Le associazioni dei balneari chiedono di quantificare aspetti come l’avviamento e rivendicano il diritto di proprietà tutelato dalla Carta di Nizza. La Corte Ue non è stata interpellata sull’eventuale incompatibilità dell’articolo 49 anche con questa norma, ma ora i tempi sono stretti e il governo dovrà prendersi la responsabilità di decidere da sé, anziché lasciare la palla ai giudici come avvenuto finora (anche la legge concorrenza è infatti figlia della sentenza del Consiglio di Stato contro la proroga al 2033, che aveva imposto di avviare subito le gare).

LO SCORSO MAGGIO è stata incardinata alla Camera una proposta di legge, presentata dai deputati Fdi Zucconi e Caramanna, per abrogare l’articolo 49 e disciplinare gli indennizzi ai concessionari uscenti. Il testo è rimasto fermo in attesa della decisione della Corte Ue ed è probabile che nei prossimi giorni riprenderà il suo iter.

Ma la materia è molto controversa, poiché la direttiva Bolkestein, che impone le gare delle concessioni balneari, vieta qualsiasi forma di favoritismo ai titolari uscenti. L’indennizzo a carico dei subentranti potrebbe essere giudicato come un vantaggio improprio, perciò la Commissione europea potrebbe opporsi.

Il governo Meloni dovrà negoziare e decidere in fretta, cosa che finora non ha fatto.

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