La Corte costituzionale annulla l’indipendenza catalana
Lo sciopero generale blocca treni e strade, ma non le fabbriche. Migliaia in piazza per la liberazione dei "prigionieri politici"
Lo sciopero generale blocca treni e strade, ma non le fabbriche. Migliaia in piazza per la liberazione dei "prigionieri politici"
L’insolito sciopero generale che avevano convocato ieri in Catalogna alcuni sindacati indipendentisti ha avuto un successo relativo. Insolito perché pur se non formalmente (la legge lo impedisce, per cui la motivazione ufficiale era la protesta contro la precarietà), le motivazioni non erano di tipo lavorativo, ma esclusivamente politiche: protestare contro l’arresto dei membri del governo catalano, dei capi delle associazioni indipendentiste, per l’applicazione del 155, e, in generale, per mantenere la mobilitazione del fronte indipendentista in vista delle elezioni del 21 dicembre.
L’effetto più evidente è stato sui trasporti perché i manifestanti hanno bloccato praticamente tutte le autostrade e molte strade e linee ferroviarie per lunghi periodi della giornata. Tanto che i mossos sono dovuti intervenire in più di una occasione per sollevare di peso i manifestanti. Dal punto di vista della mobilità, soprattutto a Barcellona, c’è stato il collasso. In serata addirittura è stata chiusa la centrale stazione di Sants. Ma la partecipazione è stata relativa, anche perché i principali sindacati non aderivano: nel mondo educativo si è arrivati a un terzo (ma comunque la maggior parte degli scolari sono rimasti a casa), in molte università la didattica è stata irregolare, alcuni negozi erano chiusi, alcuni uffici pubblici (per esempio le biblioteche) sono rimasti chiusi, e c’era decisamente meno gente in giro che in un giorno feriale. Ma nelle grandi fabbriche, tipo la Seat o la Nissan, o nei grandi centri lavorativi la giornata si è svolta regolarmente, e per questo il governo di Madrid ha definito “scarsa” la partecipazione allo sciopero. Varie manifestazioni durante la giornata, le più importanti delle quali a Barcellona, una all’ora di pranzo nella piazza Sant Jaume, davanti al Comune e all’edificio della Generalitat, e l’altra nella piazza della Cattedrale in serata. Dove ha parlato, fra gli altri, il segretario generale del grande sindacato UGT, che aderiva alla protesta ma non allo sciopero: e per questo è stato lungamente fischiato.
Intanto iniziano a profilarsi le liste e le alleanze per le elezioni di dicembre. I socialisti hanno siglato ieri un accordo con i catalanisti moderati di Unió, un piccolo partito un tempo alleato del PdCat (quando si chiamava Convergència). L’idea del segretario socialista Miquel Iceta, indipendentemente dalle differenze ideologiche, è di “dare voce a tutti i catalanisti non indipendentisti di sinistra e di centro”. Se il PdCat stavolta correrà solo, Esquerra probabilmente cercherà di attrarre almeno una serie di personalità politiche indipendentiste ma esterne al partito, in attesa della decisione della Cup di domenica: se dovessero decidere di allearsi, ora che Erc si è sganciata dal PdCat, che la Cup disprezza, costituirebbero un importante blocco di sinistra indipendentista, che si giocherebbe il primo posto con l’altro partito di sinistra, quello di Ada Colau, Catalunya en comú.
Ieri il Tribunale costituzionale ha annullato anche la pseudo-dichiarazione di indipendenza votata dal Parlament lo scorso 27 ottobre, accusando il legislativo catalano di aver commesso “un grave attentato contro lo stato di diritto”. In virtù della potestà che gli ha conferito il Pp con una recente riforma, il Tribunale ha anche deciso di denunciare la presidente del Parlament e alcuni membri della Presidenza per disobbedienza per aver ignorato le sue precedenti decisioni.
Rimane aperta la questione se il Tribunale supremo assumerà la causa contro il governo catalano, le associazioni indipendentiste e il capo della polizia catalana che al momento sta istruendo l’Audiencia nacional – ieri El País lo dava per “probabile e logico”, anche perché sta già istruendo quella per gli stessi reati contro i membri della presidenza del Parlament, e se gli ex ministri dovessero essere eletti, la causa comunque sarebbe di sua competenza. L’unica nota positiva è che il governo ha confermato che l’intervento del governo centrale su quello catalano cesserà con l’assunzione delle funzioni del nuovo governo uscito dalle urne.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento