La corona spinosa del re Zulu
I capricci della famiglia reale Finirà in un tribunale sudafricano la disputa sul trono del compianto Zwelithini. Uno choc anche sociale, che incide sul precario equilibrio tra Costituzione e diritto consuetudinario
I capricci della famiglia reale Finirà in un tribunale sudafricano la disputa sul trono del compianto Zwelithini. Uno choc anche sociale, che incide sul precario equilibrio tra Costituzione e diritto consuetudinario
La morte di una persona influente e di potere lascia sempre qualche strascico e, nella maggior parte dei casi, quanto accade nel”dopo di noi” e nella lotta per l’eredità è bene che resti sconosciuto ai defunti. Questo è ancor più vero nel caso di famiglie molto numerose, come quella lasciata dall’ex-re degli Zulu Goodwill Zwelithini kaBhekuzulu, morto a 72 anni, probabilmente di Covid-19, il 12 marzo di un anno fa.
LA COSTITUZIONE DEL SUDAFRICA rende il ruolo del re tradizionale in gran parte cerimoniale; tuttavia il re è a capo dell’Ubukhosi, un’istituzione antichissima di leadership tradizionale riconosciuta dallo Stato e composta da capi locali.
Se è vero quindi che i capi tradizionali non vengono in alcun modo consultati nel processo legislativo del Sudafrica, nemmeno su quelle politiche che impattano direttamente le loro attività quotidiane o le loro comunità, è altrettanto vero che gli 11 milioni di Zulu (un quinto della popolazione sudafricana) riconoscono al loro re un’autorità morale e tradizionale che lo rende molto potente, in termini di influenza. E ricco, in termini economici: migliaia di ettari di terra, numerosi palazzi e proprietà immobiliari, un budget pubblico per la casa reale di oltre 4 milioni di euro l’anno e un patrimonio personale sconosciuto, quantificato in circa 200 milioni di rand (11,4 milioni di euro).
Nel corso degli anni i giornali sudafricani si sono occupati non poche volte dello stile di vita sontuoso della famiglia reale Zulu, con grandi polemiche soprattutto negli ultimi anni vista l’alta sensibilità dei cittadini, meno dei politici, verso la piaga della corruzione.
RE ZWELITHINI non è stato un re qualunque: ha regnato oltre 50 anni attraversando il periodo più duro dell’Apartheid, la democratizzazione del Sudafrica, la nascita della «nazione arcobaleno». Ha persino litigato con Nelson Mandela, con cui è imparentato (Zeni Mandela, figlia di Nelson, è sposata con un cognato del re). Zwelithini è stato anche custode delle tradizioni e dei costumi Zulu, riuscendo nell’impresa di integrare le cerimonie e le danze tradizionali con la promozione di messaggi sociali importanti, come la consapevolezza morale e l’educazione ai rischi dell’Aids.
Una delle sei vedove di re Zwelithini, a meno di un anno dalla sua morte, è oggi protagonista di una causa legale per l’eredità. Nel suo testamento il re aveva nominato reggente la sua terza moglie Shiyiwe Mantfombi Dlamini, ma costei è morta un mese dopo l’ex-marito. L’erede al trono degli Zulu designato è il loro figlio 47enne Misuzulu Zulu (che ha 28 tra fratelli e sorelle) ma l’incoronazione ufficiale non c’è mai stata, nonostante Misuzulu regni già sul suo popolo.
E COSÌ SIBONGILE DLAMINI, la prima moglie di Zwelithini, l’unica sposata in comunione dei beni con rito civile e non tradizionale, ha avuto il tempo di contestare in tribunale il diritto al trono di Misuzulu, rivendicare per sé metà dell’eredità e due sue figlie, le principesse Ntombizosuthu e Ntandoyenkosi, stanno contestando la validità dell’intero testamento, sostenendo che la firma del re sia stata contraffatta.
La questione è spinosa e anche molto complessa sia a livello legale, perché riguarda il bilanciamento tra la legge e il diritto consuetudinario. Una difficoltà non da poco: la poligamia in Sudafrica è legale ma è normata da leggi molto severe, almeno dal punto di vista degli obblighi burocratici, ed è un tema molto politico.
Per il momento non è ammessa la poliandria, ma nel Parlamento sudafricano è in discussione una proposta di legge in materia e ci sono buone speranze che possa essere approvata quest’anno.
LA VICENDA TUTTAVIA È SPINOSA anche a livello sociale: molti Zulu infatti sostengono che le questioni tradizionali non hanno nulla a che vedere con il diritto, la legge e i tribunali del Sudafrica e sono molti a protestare di fronte al tribunale di Pietermaritzburg, capitale della provincia orientale del KwaZulu-Natal, dove si tengono le udienze del caso. La monarchia tiene insieme, da 300 anni, molte anime dell’etnia bantu in Sudafrica e una frattura nella famiglia reale rischia di toccare quei tasti dolenti che nemmeno Mandela aveva provato a toccare: ci sono questioni fondiarie, un tema rovente da sempre in Sudafrica, questioni finanziarie e questioni di potere e influenza da dover bilanciare e garantire, in uno stato che negli ultimi mesi ha registrato violentissimi disordini, alla cui base ci sono le disuguaglianze sociali.
E POI C’È LA FAMIGLIA REALE, che è spaccata e litigiosa e questo complica oltremodo le procedure per l’incoronazione, e più in generale rallenta e ostacola l’organizzazione dei numerosi eventi culturali che caratterizzano la comunità Zulu. Il giudice Isaac Madondo ha stabilito, questa settimana, un primo principio che orienterà il procedimento: matrimoni legali e matrimoni tradizionali hanno lo stesso valore per la legge del Sudafrica. Diversa la decisione per la contestazione testamentaia delle due principesse, che è stata accolta e sarà dibattuta.
Errata Corrige
Finirà in un tribunale sudafricano la disputa sul trono del compianto Zwelithini. Uno choc anche sociale, che incide sul precario equilibrio tra Costituzione e diritto consuetudinario
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