Dalla Avtoshlyakh R-79 abbiamo attraversato il fiume Oskil. Siamo nel distretto di Kupyansk-Vuzlovyi. Non c’è più il ponte. Distrutto dai continui attacchi dei sofisticati missili a lungo raggio di fabbricazione russa.

Irina, una volontaria delle forze ucraine, ci prega di non fotografare perché stiamo passando in un punto non conosciuto dalle truppe russe impegnate nell’attuale controffensiva. “Potete prendere le coordinate ma tenetele per voi”, dice.

Siamo a meno di 10 chilometri dalla linea del fronte. ‘Dov’è si trova esattamente ora?’, chiediamo. ‘È arrivata a Petropavlivka’.

Entriamo nella cittadina di Kivsharivka, spogliata della sua popolazione. I militari si sono sostituiti alla gente che prima riempiva negozi, mercati e giardini. I bambini non ci sono più e a terra giacciono giochi abbandonati, nella desolazione della pioggia e del freddo tagliente. Il silenzio è rotto dai boati dei forti bombardamenti che non accennano a diminuire di intensità, né di giorno né di notte.

La guerra è appena fuori dalla porta di un piccolo e caldo negozio di frutta e verdura. La proprietaria ha deciso di restare qui durante l’occupazione russa dello scorso anno, resistendo a soprusi e violenze. Le chiediamo – “Se i russi riprendono il controllo del territorio?”. Risposta: “Questa volta vado via”.