Conferma dei bonus, energia nucleare, difesa del Jobs act e contrarietà al salario minimo. Il programma del neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini è tutto qua.

Dopo la sua indicazione come carneade il 5 aprile che sancì la pace armata in Confindustria nella disfida ligure tra il grande petroliere Edoardo Garrone e l’ex presidente di Federacciai Antonio Gozzi, ieri Orsini è stato formalmente eletto dall’assemblea privata come nuovo presidente con il 93% dei consensi. Dopo aver ripetuto le parole chiave per il suo mandato alla guida degli industriali italiani – «dialogo, identità e unità» – ha illustrato meglio il suo programma. «Abbiamo bisogno che la sede di Roma sia sempre piu’ vicina a quelle territoriali. Siamo 151mila imprenditori, rappresentiamo oltre 5 milioni di persone, la sfida più grande è far sentire parte del progetto anche l’ultimo associato. Dopo la campagna elettorale un po’ accesa ribadiamo l’unita, sono molto contento del voto di oggi, ha dimostrato che il nostro sistema capace di ricompattarsi velocemente».

Emiliano di Sassuolo, classe 1973, Orsini è amministratore delegato di Sistem Costruzioni srl e di Tino Prosciutti spa. In Confindustria è già stato vicepresidente – con la delega sui temi del credito, della finanza e del fisco – nella squadra dell’ex presidente Carlo Bonomi. In precedenza è stato presidente di Assolegno e di FederlegnoArredo, dove dimostrò dialogo con i sindacati.

Ma in materia di energia le posizioni di Orsini sono oltranziste: «Serve sostenere il nucleare, non solo in campagna elettorale». «Vogliamo arrivare con un progetto a Palazzo Chigi, cui chiederemo un confronto a breve per portare le nostre proposte».

Anche sul bonus 110%, difeso dai costruttori di Ance, Orsini dimostra di essere vicino al governo Meloni: «Ho sostenuto a suo tempo il bonus 110%, ora sono d’accordo venga chiuso perché ha usato tante risorse. Ma non possiamo pensare che dall’oggi al domani si possa dire stop, consentiamo almeno a chi ha avviato i lavori di concludere».

Poi arriva la difesa a spada tratta del Jobsact renziano e la mannaia sui referendum della Cgil che puntano a superarlo. Orsini, senza nominarli, è molto duro: «In un momento in cui i lavoratori giovani selezionano le imprese dove lavorare, parlare di jobs act mi sembra una pazzia».

E sul salario minimo orario la chiusura è totale: «Non ci riguarda, noi abbiamo tutti contratti sottoscritti con minimi superiori ai 9 euro».

Capitolo conti pubblici. «Sappiamo tutti che la legge di bilancio di quest’anno sarà una manovra complicata, pero’ credo che mettendo gli attori più importanti del paese attorno a un tavolo si possano costruire percorsi virtuosi e dare spinta all’economia». Orsini specifica: «Cercheremo di presentare delle proposte a costo zero, o che siano considerate degli investimenti per il paese». In materia fiscale Orsini rilancia sul taglio del cuneo, adottato in via provvisoria dal governo a partire da maggio 2023 per i redditi fino a 35mila euro. «Parlare oggi di riduzione del cuneo fiscale credo sia un atto di responsabilità. E’ una scelta di quelle che sosterremo».

In conclusione, ma solo alla fine, arriva l’invito al dialogo sociale. Orsini invita al confronto, «che non deve essere conflittuale ma costruttivo», serve «una visione paese. Quello che tutti devono avere in mente è una idea di crescita. Fatto questo, vinciamo tutti».