La cellula dell’ultradestra pronta a colpire, 6 arresti a Chemnitz
Germania In manette i neonazisti dell’organizzazione «Revolution», pianificavano un'azione per domani, nel giorno in cui si celebra la festa della Riunificazione
Germania In manette i neonazisti dell’organizzazione «Revolution», pianificavano un'azione per domani, nel giorno in cui si celebra la festa della Riunificazione
Erano pronti agli attentati contro gli stranieri quanto a sparare sui politici e rappresentanti della società civile impegnati sul fronte dell’accoglienza. Se non li avessero fermati ventiquattro ore fa, avrebbero colpito esattamente domani: nel giorno in cui in tutta la Germania si celebra la festa della Riunificazione.
Una vera e propria cellula di terrorismo nero votata alla «rivoluzione di destra», smantellata un attimo prima che diventasse operativa. Ancora una volta nella città più xenofoba e razzista, dove non ci si accontenta più solo della “semplice” caccia allo straniero.
Ieri mattina tra la Sassonia e la Baviera la polizia federale ha arrestato sei neonazisti tra i 20 e 30 anni appartenenti all’organizzazione «Revolution Chemnitz». Con il blitz di oltre cento poliziotti e le squadre speciali scattato dopo la prova che il gruppo stava mettendo le mani su un autentico arsenale di armi da fuoco. Secondo la Procura di Karlsruhe pianificavano i dettagli di azioni per «sovvertire l’ordine costituito» almeno fin dall’11 settembre, a compimento dell’escalation di aggressioni ai migranti da loro stessi alimentata.
L’arresto, di nuovo a Chemnitz, di estremisti di destra pronti a passare alla strategia degli attentati conferma che l’ex Karl Marx-Stadt è la fucina del terrorismo neonazista nella Bundesrepublik. Sempre qui nel recente passato ha potuto agire quasi indisturbata Beate Zschäpe, unica sopravvissuta del «Nationalsozialistischer Untergrund» (Nsu) responsabile dei cosiddetti «delitti del Kebab», l’omicidio efferato di nove immigrati e una poliziotta.
Il capo della «Revolution Chemnitz» si chiama Christian K., ha 31 anni, era stato arrestato già due settimane fa dopo aver preso a bottigliate alcuni migranti. Insieme agli altri cinque skinhead il 14 settembre ha fondato il gruppo stilando la lista degli obiettivi da colpire: «dai rappresentanti dell’universo dei partiti fino all’establishment sociale» precisa il procuratore federale. Ieri ha ordinato la perquisizione degli alloggi dei sei neonazisti alla ricerca dei link utili a ricostruire la completa identità della cellula. Intanto oltre agli obiettivi risulta acquisito il loro tentativo di «attentato allo Stato costituzionale democratico» come ricostruiti i precedenti di cinque dei sei componenti del gruppo: tutti protagonisti nelle recenti aggressioni agli stranieri a Chemnitz.
La loro «Revolution» nera era nata per fare il «salto di qualità» dagli attacchi con il tirapugni; a sentire gli investigatori nell’ultima settimana avevano cercato in più modi di procurarsi una partita di armi semi-automatiche.
È l’inquietante dimostrazione della «portata della radicalizzazione razzista che si è raggiunta da queste parti» come evidenzia Kerstin Köditz, deputata della Linke al Parlamento della Sassonia. Una spirale «pericolosa» per i migranti come per partiti e istituzioni messi ugualmente nel mirino del nuovo terrorismo nero.
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