Il fiume Oder continua a morire ogni giorno in quella che si configura come una delle più grandi catastrofi ecologiche in Europa dalla caduta del muro di Berlino. Fauna ittica decimata e un intero ecosistema al collasso: non solo pesci, a rischiare grosso anche aironi cenerini, lontre, nonché diverse specie di mitili d’acqua dolce e rane arboricole.

È ANCHE LUNGO questo fiume che sono stati riscritti i confini tra Germania e Polonia dopo la seconda guerra mondiale. Della cosiddetta “Linea Oder-Neiße” vi è traccia nei libri di storia per le scuole di molti stati Ue. Ma ora, uno dei principali corsi d’acqua dell’Europa centrale, rischia di finire nei manuali scolastici per un disastro ambientale la cui portata resta ancora da valutare. Questa parte del continente non è di certo nuova ad episodi del genere. Nel 2000 a Baia Mare in Romania i metalli pesanti contenuti in un bacino utilizzato per stoccare i resti del processo di cianurazione dell’oro si riversarono nel Tibisco, uno dei principali affluenti del Danubio. Dieci anni dopo i fanghi tossici di una fabbrica di alluminio nella cittadina ungherese di Ajka finirono in tre fiumi confluenti anch’essi nel Danubio. Ma perché ora nell’Oder pesci e molluschi continuano a morire? Sono proprio le difficoltà nello stabilire le cause del disastro a rendere più drammatica la situazione rendendo più arduo trovare soluzioni efficaci per contenere la situazione e salvare il salvabile, soprattutto nella parte bassa del fiume che finisce nel mar Baltico dopo aver attraversato la laguna di Stettino.

GIÀ ALLA FINE di luglio alcuni pescatori nei dintorni di Oława, una cittadina vicino Breslavia, avevano denunciato le prime morie di pesci. Dopo aver ricevuto da un ufficio locale la conferma della presenza di mesitilene e di livelli di ossigeno insolitamente alti, il 3 di agosto, l’Ispettorato centrale della tutela ambientale avrebbe informato il giorno stesso della situazione i voivodi a capo delle regioni polacche bagnate dall’Oder. E lì che qualcosa non ha funzionato nella catena di trasmissione delle informazioni al governo centrale. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha ammesso di essere venuto a conoscenza della situazione cinque giorni più tardi. Anche il Centro di sicurezza governativo è stato messo in allerta in ritardo quando circa 80 tonnellate di pesci morti erano state recuperate in acqua con l’aiuto dell’esercito. Quelli rimasti nel fiume, invece, ormai in evidente stato di decomposizione, hanno raggiunto il corso basso del fiume dove il livello di ossigeno è sceso ben al di sotto dei 4 milligrammi per litro necessari a garantire la sopravvivenza della fauna ittica. Questa “corrente della morte” potrebbe raggiungere presto anche il litorale baltico con conseguenze difficilmente prevedibili.

I primi sms inviati ai cittadini attraverso il sistema di allarme pubblico sono stati inviati soltanto verso la metà del mese. L’emittente statale Telewizja Polska (Tvp), vero e proprio organo di propaganda del governo della destra populista di Diritto e giustizia (Pis), ha tenuto la notizia nel cassetto per diversi giorni. La chiamata di Varsavia a Berlino, l’altra parte interessata, può essere definita quanto meno intempestiva. Nella regione del Brandeburgo i tedeschi avevano avvistato diverse tonnellate di pesci morti già qualche giorno prima. «Abbiamo perso tempo prezioso.

Tempo insostituibile per contenere danni ma anche per individuare cause», ha dichiarato la ministra dell’ambiente tedesca Steffi Lemke, in un’intervista concessa a Der Spiegel. Scartata l’ipotesi del mesitilene, si è fatta poi largo quella dell’inquinamento da mercurio, riportata da un notiziario dell’emittente tedesca Rundfunk Berlin-Brandenburg (Rbb). I successivi esami condotti in Polonia e in Repubblica Ceca – è lì che si trova la sorgente del fiume – sembrano ormai escludere una presenza rilevante di metalli pesanti nelle acque dell’Oder. A risolvere il mistero di una strage ittica senza precedenti potrebbe essere l’Istituto Leibniz per l’ecologia delle acque dolci e la pesca interna che ha attribuito la moria di pesci al Prymnesium parvum, una specie infestante di “alghe dorate” che richiede una certa salinità per potersi riprodurre in acqua. Le alghe dorate erano salite alla ribalta una prima volta nel 1985 dopo una moria di pesci nel fiume Pecos in Texas. Secondo uno studio pubblicato nel 2014 dalla Texas Tech University, questa tipologia di microalghe unicellulari avrebbe bisogno di almeno un decennio per propagarsi in un fiume.

QUI ENTRANO IN GIOCO le centinaia di scarichi illegali nell’Oder che con gli anni potrebbero aver contribuito ad aumentarne la concentrazione salina. In Polonia una grande quantità di acque reflue urbane ed industriali continua a finire nei fiumi senza essere trattata. Per Varsavia l’obiettivo ambizioso della direttiva quadro sulle acque dell’Ue che punta ad un trattamento degli scarichi al 100% entro il 2027 è soltanto una chimera. Questa settimana la ministra dell’ambiente polacca Anna Moskwa ha annunciato la pubblicazione di un rapporto sul disastro dell’Oder entro la fine del mese.