Europa

La Catalogna marcia verso Barcellona

La Catalogna marcia verso BarcellonaLa marcia indipendentista da Girona a Barcellona

Dopo la sentenza Cresce la preoccupazione per lo sciopero di protesta indetto per domani. La Liga in allerta per il «clasico» al Camp Nou di sabato 26 ottobre

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 17 ottobre 2019

Per una volta, il ministro degli interni spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, e quello catalano, Miquel Buch, sono d’accordo. Dopo le scene apocalittiche degli scontri e degli incendi a Barcellona (250 contenitori dell’immondizia dati alle fiamme, secondo il comune) che sono durate fino quasi all’alba di ieri, in mattinata il ministro spagnolo ha sottolineato che «una grande maggioranza di cittadini catalani ha manifestato in maniera pacifica una critica democratica» contro la sentenza del processo, e che è solo «una minoranza» ad aver provocato gli scontri. «Quando si dissente democraticamente abbiamo una sfida», ha detto, mentre quando c’è violenza, «è una questione di ordine pubblico».

NEL POMERIGGIO, dopo che per tutto il giorno il presidente catalano Quim Torra aveva evitato di condannare esplicitamente le violenze del giorno prima, limitandosi a dire che «la violenza non ci rappresenta», il ministro catalano ha parlato delle marce «pacifiche e civiche» e ha attribuito i tafferugli, a cui la polizia ha risposto con cariche e manganellate, a «gruppi di provocatori e agitatori» minoritari. Entrambi poi si sono sperticati in lodi per le forze di sicurezza parlando di una reazione «assolutamente proporzionale e necessaria» (Marlaska) e ricordando che il governo catalano «è a fianco dei Mossos», la polizia catalana che coordina l’operativo con la Guardia civil e la Policia nacional spagnola.

Intanto le mobilitazioni continuano: da sei punti di tutta la Catalogna si stanno muovendo tre marce, a piedi, di migliaia di persone che arriveranno a Barcellona venerdì, quando è stato convocato uno sciopero generale e altre iniziative di protesta. Lo stesso Torra si è fatto vedere in una di queste marce.

Ieri sera alle 7 anche i Cdr (i comitati di difesa della repubblica), alcuni membri dei quali qualche settimana fa sono stati arrestati con l’accusa di terrorismo, hanno convocato una manifestazione in pieno centro a Barcellona, che ha radunato migliaia di persone e che si è chiusa con altri scontri con la polizia. Protestavano anche contro la repressione  di questi giorni e chiedevano la dimissione di Buch.

Durante la giornata, anche alcuni esponenti di Esquerra Republicana, teoricamente alleati di Torra, hanno chiesto spiegazioni sull’operato della polizia, proprio come hanno fatto la Cup e i Comuni. Persino PdCat ha emesso un comunicato in cui appoggia i suoi esponenti Buch e Torra, ma chiede indagini sulle cariche della polizia. L’impressione è che ci sia non solo disaccordo fra le diverse anime dell’indipendentismo, ma anche che la situazione rischi di sfuggire di mano.

Tsunami democràtic, la piattaforma che è dietro a molte delle azioni di questi giorni, ha ribadito di appoggiare solo azioni nonviolente. Ma dietro l’apparizione di questa piattaforma, dicono osservatori come il tuitero @imGeheimen, ci sono mesi di lavoro di una «élite tecnica clandestina molto abile» per preparare una sofisticata app che permette di organizzare azioni decentralizzate simili a quelle che nel 2017 permisero ai catalani di far apparire misteriosamente, la mattina del referendum, migliaia di urne che la polizia spagnola non fu mai in grado di trovare.

IN UN PRIMO COMUNICATO di ieri, Tsunami democràtic chiamava all’azione proprio il giorno in cui è previsto il clàssic, la partita fra Barça e Real Madrid al Camp Nou di Barcellona. Davanti alla fibrillazione della Liga spagnola, che addirittura proponeva di spostare la partita, in un secondo comunicato la data del 26 ottobre è scomparsa.

INTANTO A MADRID Sánchez si è incontrato con i leader di Pp, Ciudadanos e Unidas Podemos. Iglesias è uscito dall’incontro dicendo di avere l’impressione che per il momento Sánchez «non ha intenzione di prendere nessuna misura nel senso dell’eccezionalità» e che Podemos è disposto a collaborare solo «in iniziative che vanno nella direzione del dialogo e della estinzione del conflitto»; mentre Casado e Rivera chiedevano a Sánchez di applicare misure durissime come un nuovo 155 o la legge di sicurezza nazionale, che limiterebbero fortemente le competenze del governo catalano.

Da parte sua, Sánchez ha ricordato che il governo darà una risposta «proporzionata e ferma» alle manifestazioni.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento