La candidatura di Ilaria Salis “scandalizza” gli ungheresi del Fidesz
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La candidatura di Ilaria Salis “scandalizza” gli ungheresi del Fidesz

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranisimi dell'est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato 6 mesi faEdizione del 27 aprile 2024

Ci siamo: ecco che i “pezzi grossi” del partito governativo ungherese Fidesz si esprimono a Strasburgo sulla candidatura di Ilaria Salis. Si tratta, nello specifico, dell’eurodeputata Enikő Győri che, in occasione dell’ultima plenaria del Parlamento europeo, si è lasciata andare a esternazioni degne della cultura politica di cui è esponente. Ecco la dichiarazione ripresa da Europa Today del 24 aprile scorso: “Se Ilaria Salis dovesse sedere all’Eurocamera, non sarebbe un problema, d’altronde in quest’aula non sarebbe la prima criminale”. Frase che Győri, ex ambasciatrice ungherese a Roma, ha detto ai giornalisti in italiano aggiungendo che per loro del Fidesz e quindi dell’esecutivo di Budapest, è inconcepibile il fatto che i Verdi abbiano deciso di candidarla.

Per lei e per quelli che rappresenta, è quindi assurdo che una persona detenuta per aver aggredito delle persone possa ottenere una candidatura. E si meraviglia del fatto che basti “lamentarsi delle condizioni carcerarie ungheresi inumane e il fatto di essere portati in tribunale con le catene ai piedi”, riporta ancora Europa Today, per poter aspirare a divenire magari anche capolista. Ma c’è dell’altro, perché secondo Győri le catene ai polsi e alle caviglie di Salis sono evidentemente commisurate alla gravità del reato di cui è accusata la giovane insegnante italiana che rischierebbe una condanna a 24 anni. Catene vergognose!

A Strasburgo c’era anche Roberto Salis, padre di Ilaria, il quale ha posto in evidenza il fatto che sua figlia è imputata, non condannata. Imputata, certo, ma è in carcere da oltre un anno sulla base di un assurdo provvedimento di custodia cautelare che è già di per sé una condanna. Tutto questo, non ci stancheremo di ripeterlo, senza che le accuse siano confortate da prove definitive sulla colpevolezza della donna. Non è infatti provato che abbia davvero preso parte all’aggressione e relativo ferimento di due neonazisti, né che faccia parte di un’organizzazione tedesca di estrema sinistra che pratica lo sport della caccia alle teste rasate nostalgiche delle SS. Tra l’altro, come del resto è già noto, le ferite dei due sarebbero guarite in pochi giorni; in più gli aggrediti non hanno neppure sporto denuncia.

Insomma, gli esponenti del Fidesz e del governo Orbán insistono nel considerare e definire Salis una criminale; ciò significa che il loro verdetto è già stato pronunciato senza uno straccio di prova. C’è veramente da avere paura di una giustizia concepita in questo modo che testimonia il grado di salute dello Stato di diritto nell’Ungheria di Viktor Orbán. Questo è uno dei temi centrali trattati in ambito comunitario relativamente al caso del governo danubiano e non mancano certo eurodeputati che chiedono da tempo maggior rigidità e interventi concreti da parte di Bruxelles nei confronti di Budapest. Tra l’altro, lo scorso marzo i medesimi hanno intrapreso una causa legale nei confronti della Commissione guidata da Ursula von der Leyen per lo sblocco di oltre 10 miliardi di euro a favore dell’Ungheria. L’iniziativa è stata adottata proprio per i timori diffusi in ambiente Ue a proposito della democrazia violata nel paese.

Roberto Salis sottolinea il fatto che la figlia è in carcere da ormai 14 mesi e che può parlare 70 minuti alla settimana con soli tre numeri abilitati. “Per questo – precisa – è estremamente difficoltoso dialogare con mia figlia”.

Secondo Győri l’impegno di diversi media a sostegno di Salis è una strumentalizzazione della sinistra per attaccare il governo Meloni. Frase che sa “refrain da disco rotto”. L’auspicio è sempre e solo uno: Ilaria Salis di nuovo in Italia!

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