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Kushner, per i sauditi nessun dividendo. La moneta è l’influenza politica

Kushner, per i sauditi nessun dividendo. La moneta è l’influenza politicaRiyadh 2019, l'intervento di Jared Kushner al forum di investimenti dell'Arabia saudita – Ap

Stati uniti Il fondo di investimento saudita ha dato due miliardi di dollari alla holding del genero di Trump. La commissione finanza del Congresso starebbe per aprire un'inchiesta

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024
Luca CeladaLOS ANGELES

L’incontro fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, la scorsa settimana (dopo quelli con avuti con Biden e Kamala Harris), ha restituito l’immagine della diplomazia sdoppiata  di una superpotenza spaccata in due e nel pieno dell’incertezza elettorale.

Fra le cose notabili del “summit”, oltre alla suggestione di un governo “ombra” con sede a Mar A Lago dove Trump continua ad incontrare statisti e maggiorenti (Netanyahu , Orbán l’emiro qatariota Al Thani, perfino David Cameron), vi era la presenza di Richard Grenell.

Apertamente gay, estremista di destra e collaboratore della Fox, per Trump Grenell è stato ambasciatore in Germania, dove creò un incidente diplomatico dichiarando di ritenere sua missione “sostenere i conservatori d’Europa” e intimando alle aziende tedesche di disinvestire dall’Iran.  Successivamente è stato inviato diplomatico nei Balcani.

Dato per potenziale prossimo segretario di stato, Grenell è emblematico della proiezione trumpista nel mondo e di come vi siano inestricabilmente mischiati gli interessi privati della dinastia.

Nella fattispecie Grenell è strettamente coinvolto negli affari del genero dell’ex presidente, Jared Kushner. Oltre che marito della figlia Ivanka, Kushner, lui stesso rampollo di una dinastia immobiliare, venne all’epoca nominato da Trump inviato speciale in Medio oriente, ruolo che lo portò ripetutamente in Arabia Saudita ed a stringere stretti rapporti in particolare col principe Mohammed Bin Salman. Amicizia fruttifera, visto che alla fine del mandato quest’ultimo autorizzò un investimento di 2 miliardi di dollari del fondo sovrano saudita nella holding di investimenti internazionali, la Affinity Partners, fondata da Kushner alla fine del mandato.

Oggi la Affinity è oggetto delle attenzioni, e di una possibile inchiesta della commissione finanza del Congresso. Documenti interni hanno infatti rivelato che la società, a fronte del generoso investimento di un alleato strategico degli Stati uniti, non avrebbe ad oggi, dopo due anni di attività, pagato alcun dividendo agli investitori arabi, profilando la plausibile ipotesi di un interesse da parte di questi ultimi di ritorni sotto forma di influenza politica.

L’influenza politica come leva per favorire gli affari di famiglia non sarebbe limitata al procacciamento di finanziamenti. Sempre grazie i buoni auspici di Grenell, la società ha ottenuto il permesso del governo albanese per edificare appartamenti e bungalow di lusso sulla costiera di Sazan, una ex base militare, ed ora area naturale protetta, a largo delle coste albanesi nello stretto di Otranto.

“L’opportunità di sviluppare 5 km di costa su 600 ettari di isola nel cuore del Mediterraneo, è unica” ha dichiarato Kushner al New York Post. “L’acqua è cristallina, come alle Maldive”.

Grazie ai contatti di Grenell, la Affinity ha inoltre svelato il progetto di trasformare l’edificio dell’ex ministero della difesa jugoslavo a Belgrado in un complesso alberghiero e residenziale di lusso al costo di 500 milioni di dollari. Il sito nella capitale serba è in rovina da quando fu bombardato nel 1999, durante la campagna Nato, ora Kushner ha ottenuto dal governo serbo un contratto di gestione del sito a titolo gratuito con diritti di sfruttamento per 99 anni.  Non  fanno apparentemente difetto i governi stranieri disposti a favorire un rampollo di famiglia in vista di un possibile ritorno del suocero allo studio ovale.

Ed i progetti immobiliari del giovane Kushner si accordano bene con l’operato degli alleati del consuocero. A febbraio Kushner ha definito la martoriata striscia di Gaza “potenzialmente pregiatissima” una volta “ripulita”. Quel litorale avrebbe un fantastico potenziale di sviluppo una volta rimosse le macerie, ha dichiarato l’imprenditore lo scorso inverno ad un convegno di Harvard. “Io userei i bulldozer per spianare qualche posto nel (deserto del) Negev”, afferma Kushner in una registrazione video dell’intervento in cui contempla località in cui trasferire gli attuali abitanti della Striscia.

Già all’epoca della fondazione della Affinity vi erano stati molti dubbi sui potenziali conflitti di interesse, soprattutto quando il suocero si era ricandidato. Ora in una lettera inviata ai legali della società, il presidente della commissione parlamentare sulla finanza, Ron Wyden, ha definito “senza precedenti” i conflitti che sembrano profilarsi.

Kushner non è l’unico ex funzionario dell’amministrazione Trump ad aver fondato società di investimento lautamente finanziate da stati del Golfo con cui avevano intrattenuto stretti rapporti ufficiali. Per la sua azienda, la Liberty Strategic Capital, l’ex ministro del Tesoro Steven Mnuchin ha ottenuto oltre 1 miliardo di dollari dal fondo sovrano saudita.

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