Internazionale

Kursk, contro l’incursione. Mosca rastrella i coscritti

Artiglieri ucraini vicino a Chasiv Yar, nel Donetsk Ap/Oleg PetrasiukArtiglieri ucraini vicino a Chasiv Yar, nel Donetsk – Ap/Oleg Petrasiuk

Crisi Ucraina Per non sguarnire il fronte del Donbass, la Russia mobilita giovani di leva. E li trasferisce a forza

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 21 agosto 2024

Mentre proseguono le operazioni al fronte, anche nelle retrovie qualcosa si muove. Kiev consolida ulteriormente la propria presenza militare oltre il confine russo, nell’oblast di Kursk: «Il nostro obiettivo è la creazione di una zona cuscinetto, che impedisca all’aggressore di condurre attacchi sul nostro territorio», ha dichiarato il presidente ucraino Zelensky. La risposta di Mosca ancora tarda a concretizzarsi sul campo e, anzi, da un paio di giorni circolano notizie di un possibile accerchiamento di numerosi soldati russi (il quotidiano tedesco Bild ha stimato addirittura 3mila uomini) a nord di Sudzha, dove sono stati colpiti e resi inagibili tre ponti sul fiume Seym.

MA IL CREMLINO, che intanto prova a incrementare il più possibile l’avanzata verso Pokrovsk, nel Donbass, sta probabilmente prendendo tempo per riorganizzarsi. Il ministro della difesa russo Andrej Belusov ha fatto sapere ieri della creazione di tre unità di combattimento che prendono il nome delle tre regioni di frontiera “sotto pressione” (Belgorod, Bryansk e Kursk). Dovranno servire, appunto, «a difendere i residenti e i territori dagli attacchi con droni e da altri tipo di attacco».

Non è tuttavia chiaro – scrive il sito di opposizione Meduza, che riporta la notizia – se si tratta di una vera e propria creazione, con relativo arruolamento di forze fresche, o di un semplice riassetto di personale già in servizio. Nel frattempo, però, è possibile rinvenire segnali che Mosca stia cercando di fare ampio uso di giovani coscritti per contrastare i progressi ucraini nella zona di Kursk. Lo confermano, per esempio, diversi reportage dal luogo in cui Kiev sta detenendo le centinaia di prigionieri di guerra catturati (in molti casi sembra arresisi senza combattere) in territorio russo.

INOLTRE IDITE LESOM (associazione di sostegno ai disertori russi, nata in concomitanza con la mobilitazione del settembre 2022) afferma sul suo canale di essere stata contattata nell’ultima settimana da diversi coscritti o familiari di coscritti che denunciavano il trasferimento forzato nelle zone di frontiera. Si parla di almeno 250 individui da San Pietroburgo e almeno 90 da Mosca che sarebbero stati spostati nelle aree dove è in corso l’operazione di “contro-terrorismo”. Per quanto riguarda i civili, la Croce Rossa in Russia ha dichiarato che sono oltre 1500 le denunce di scomparsa di un proprio conoscente ricevute nella zona di Kursk – una crisi dunque, che assieme agli almeno 120mila sfollati, va a toccare sempre più persone.

Secondo Putin si tratta appunto di «terrorismo». In visita per la prima volta a Beslan, Ossezia del Nord, in occasione dell’incombente ventennale della strage avvenuta nella “scuola numero 1” nel contesto dello scontro fra gruppi separatiste cecene e le forze speciali russe, il leader del Cremlino ha tracciato un parallelismo con il presente: «Così come la Russia ha sconfitto i terroristi nel Caucaso, sconfiggerà anche i neonazisti che commettono crimini in Donbass e nella regione di Kursk». Nessuno sconto insomma, almeno a parole. Dopo le rimostranze dei giorni scorsi contro gli inviati Rai, il ministero degli esteri della Federazione ha detto ieri di aver convocato ieri un ufficiale dell’ambasciata statunitense a Mosca per protestare l’ingresso di reporter nella zona di territorio russo momentaneamente sotto controllo ucraino. In questo clima di controffensiva diplomatica e stretta repressiva, c’è anche da segnalare l’estensione della custodia cautelare a tre avvocati che difesero il leader dell’opposizione morto in carcere Alexey Navalny, ovvero Vadim Kobzev, Igor Sergunin e Aleksei Liptser, arrestati lo scorso ottobre con l’accusa di “partecipazione a gruppi estremisti”.

PURE DALLE PARTI di Kiev restrizioni importanti: con 265 voti a favore è stato approvato un disegno di legge che vieta le attività della Chiesa ortodossa ucraina, considerata ancora troppo legata alla Russia (l’entità religiosa ha formalmente rotto i propri rapporti con Mosca l’anno scorso, ma è sempre sotto scrutinio delle autorità e dei servizi segreti). Un provvedimento controverso, la cui discussione era stata bloccata a luglio ma che è poi ripresa per via di proteste di una fetta di deputati.

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