Kristen Stewart sopravvissuta al successo
Cannes 69 L'ex vampira di Twilight è ora una musa per Assayas e Woody Allen, nei due film presentati sulla Croisette. Ma è esigente: «Certi progetti sembrano perfetti, con belle parti e bravi registi. Ma poi non trovo in me l’ispirazione per recitare in quei ruoli»
Cannes 69 L'ex vampira di Twilight è ora una musa per Assayas e Woody Allen, nei due film presentati sulla Croisette. Ma è esigente: «Certi progetti sembrano perfetti, con belle parti e bravi registi. Ma poi non trovo in me l’ispirazione per recitare in quei ruoli»
Jodie Foster le aveva detto che era troppo vivace per fare a lungo il mestiere dell’attrice, e che avrebbe finito per passare alla regia. All’epoca Kristen Stewart aveva undici anni e recitava al fianco della grande attrice americana nei panni di sua figlia nel thriller Panic Room di David Fincher, in cui le due si trovavano intrappolate nella loro stessa casa, sotto assedio di una coppia di ladri. Come Jodie Foster prima di lei, Kristen Stewart è scampata alla sorte di oblio e depressione che tocca alla maggior parte degli «attori-bambini» e oggi, a ventisei anni compiuti, la sua carriera procede senza sosta.
Lo dimostra il fatto che sarà a Cannes con ben due film: l’ultimo di Woody Allen, Cafè Society – dove recita per la terza volta al fianco di Jesse Eisenberg dopo Adventureland e American Ultra – e Personal Shopper, scritto appositamente per lei da Olivier Assayas, con cui già aveva lavorato in Sils Maria. Film in cui è l’assistente di un’attrice interpretata da Juliette Binoche, e che ha fatto di lei la prima americana a vincere un premio Cèsar come miglior attrice non protagonista.
Oltre al debutto precoce sul grande schermo, la carriera di Stewart è sopravvissuta anche a un altro grande ostacolo: l’aver preso parte a un blockbuster di successo planetario, sogno e al contempo terrore di ogni attore che viene improvvisamente sommerso di notorietà e contratti milionari ma rischia di rimanere intrappolato in quel ruolo per sempre. L’attrice ha infatti raggiunto la fama mondiale dopo aver vestito tra il 2008 e il 2012 i panni di Bella Swann, l’aspirante vampira protagonista di Twilight, una saga talmente brutta (ma di enorme appeal commerciale) che avrebbe potuto minare carriere ben più consolidate della sua. Da allora, Stewart ha alternato blockbuster come Biancaneve e il cacciatore di Rupert Sanders a lavori più piccoli, europei o anche americani, che suscitavano il suo interesse, come Equals di Drake Doremus. «Bisogna mantenere un budget adeguato se si vuole poter finanziare dei film – dice Kristen Stewart – ciò che mi invoglia a partecipare a dei blockbuster è proprio il fatto che poi mi consentono di agevolare la produzione di film come quelli in cui ho recitato quest’anno, che sono più modesti».
Come Personal Shopper di Olivier Assayas, in cui la vedremo interpretare una ragazza americana che si mantiene a Parigi facendo la personal shopper del titolo per una famosa attrice francese. Un lavoro che odia ma che le consente di restare nella capitale francese, dove è morto suo fratello gemello da cui spera di avere un segnale dall’aldilà.
In Cafè Society di Woody Allen, che oggi apre fuori concorso il festival, Kristen Stewart sarà invece l’oggetto dell’amore di Bobby Dorfman, un giovane newyorchese che negli anni Trenta decide di dare una svolta alla sua vita iniziando a lavorare come tuttofare sui set di Hollywood.
Ma persino di fronte alla chiamata di Woody Allen per darle la parte di Vonnie, l’attrice racconta di aver voluto leggere la sceneggiatura prima di accettare: «Certi progetti sulla carta sembrano perfetti: belle parti con bravi registi, ma poi non trovo in me l’entusiasmo per partecipare».
Quest’anno vedremo Stewart anche in Billy Lynn’s Long Halftime Walk, il nuovo film di Ang Lee in cui interpreterà la sorella del protagonista: un soldato texano che sta per fare ritorno a casa dopo una missione in Iraq. Dopo tanto lavoro, Stewart dice di voler prendere una pausa di qualche tempo dalla recitazione: forse si dedicherà alla regia di un cortometraggio per cui ha già scritto la sceneggiatura.
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