Kim e Putin, buona la prima. E Mosca riapre al dialogo a sei
Summit a Vladivostok L’incontro «è stato un successo»: Pyongyang rompe l’isolamento, il Cremlino torna al centro della crisi della penisola coreana
Summit a Vladivostok L’incontro «è stato un successo»: Pyongyang rompe l’isolamento, il Cremlino torna al centro della crisi della penisola coreana
Buona la prima. Il primo incontro tra Vladimir Putin e Kim Jong-un si è svolto come sostengono le agenzie ufficiali «in un clima di grande cordialità» ed è stato «un successo».
L’incontro ha superato le due ore, ed è andato ben oltre i tempi che erano stati definiti dagli staff dei due presidenti. Che il summit sia stato un successo ne è convinto anche il Wall Street Journal. Secondo l’autorevole giornale finanziario i negoziati tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente nordcoreano Kim Jong-un hanno permesso a Pyongyang di dimostrare «di non essere isolata diplomaticamente».
HA PERMESSO anche a Kim Jong-un di «rafforzare la sua immagine e provare a superare lo stallo nei colloqui di denuclearizzazione con l’amministrazione Trump. Mentre per Putin, è stata un’opportunità continuare a lavorare per ripristinare lo status di Mosca al livello di potenza mondiale».
«Il brillante leader», però, ha preferito non presentarsi davanti ai giornalisti e ha solo fatto una dichiarazione di circostanza. «Spero che il nostro incontro con lei, signor Presidente – ha detto Kim rivolgendosi a Putin – sia utile per rafforzare e sviluppare le relazioni tradizionalmente amichevoli della Corea del Nord con la Russia, che hanno radici profonde. La situazione nella penisola coreana è di grande interesse per l’intera comunità mondiale. Siamo qui per valutare questa situazione e per avere un proficuo scambio di opinioni». Putin invece non si è sottratto a un lungo fuoco di fila di domande. Il presidente della Federazione russa ha affermato che la condizione principale per risolvere i problemi della penisola coreana è il ripristino della fiducia tra tutti gli attori coinvolti.
E RICHIEDE, secondo il capo del Cremlino, la considerazione dei reciproci interessi e la priorità del diritto internazionale sul «pugno di ferro». Secondo il presidente russo un format dei dialoghi a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Federazione russa, Giappone, Usa e Cina) sul programma nucleare della Repubblica popolare «non è per ora necessario». Tuttavia, potrebbe diventarlo quando si tratterà di dare garanzie internazionali a Pyongyang, come del resto confermano fonti giapponesi e coreani: sarebbe proprio il ripristino della formula a sei l’obiettivo di Putin per tornare al centro della crisi della penisola coreana.
«Il presidente Kim Jong-un è una persona abbastanza aperta, che conduce una discussione libera su tutte le questioni che sono all’ordine del giorno». Marya Zacharova, portavoce del ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, ha voluto tradurre in termini più «crudi» le valutazioni di Putin. Intervistata a radio Ekho Moskvy la diplomatica russa affermato che «in sintesi i colloqui tra il presidente Putin e Kim Jong-un possono essere visti come una correzione degli errori della diplomazia americana». Zacharova ha detto di essere convinta che la crisi con la Corea del Nord non sia stata risolta perché «non c’erano persone oneste per risolvere questo problema» riferendosi ai due ultimi inquilini della Casa bianca.
PUTIN DAVANTI AI MICROFONI ha anche affermato che l’attuazione di progetti infrastrutturali congiunti tra Russia, Corea del Nord e Repubblica del Sud sono «assolutamente possibili» e ciò contribuirebbe ad aumentare la fiducia nella penisola. «Abbiamo parlato di questo, ne parliamo già da anni», ha continuato Putin. «Si tratta di un collegamento ferroviario diretto tra il sud della penisola coreana il nord e la Russia» ha sostenuto.
Il presidente russo ha detto ai reporter convenuti di aver discusso anche della questione dei lavoratori migranti dalla Corea del Nord in Russia. «Ci sono varie questioni sul tappeto: esistono dei problemi umanitari, ci sono problemi legati ai diritti di queste persone» ha detto il presidente russo. Putin ha sottolineato che i migranti provenienti dalla Corea del Nord «lavorano bene» e che le autorità locali russe non hanno alcun problema con loro. «Sono persone laboriose, rispettose della legge e disciplinate» ha detto dimenticandosi di ricordare però a quali condizioni salariali di ipersfruttamento gli operai nordcoreani lavorino in Russia.
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