Terzo giorno di referendum nei territori occupati da Mosca e nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Le autorità filo-russe al momento non si sbilanciano sui dati dell’affluenza e sulle preferenze espresse dai votanti, ma il risultato sembra già scontato. Di contro, l’attività dei vari uffici stampa dell’amministrazione ucraina continua senza sosta.

L’ex sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, ad esempio, dal 23 settembre (primo giorno delle consultazioni referendarie) è attivissimo sui social network e continua a fornire dati e statistiche. Ieri, Fedorov, ha scritto che solo il 10% degli abitanti di Melitopol ha finora preso parte alle votazioni. E la maggior parte di questa esigua percentuale l’avrebbe fatto per la «paura di ripercussioni».

«I RUSSI SI SONO trovati di fronte al primo problema reale quando non sono riusciti a trovare il numero legale di membri delle cosiddette commissioni elettorali – ha dichiarato Fedorov – Difatti, i nostri concittadini non volevano collaborare… Ieri, al terzo giorno di questo voto artefatto, loro (le truppe della Federazione Russa, ndr) sono riusciti a trovare solo il 20% dei residenti che hanno accettato di partecipare a questo falso referendum».

Secondo Fedorov, inoltre, di quel 20% di residenti coinvolti, solo il 10% ha accettato di sostenere lo pseudo-referendum votando «Sì». In alcuni video e immagini che circolano dal pomeriggio di ieri su internet si distinguono chiaramente le schede elettorali nelle urne trasparenti con i riquadri delle preferenze vuoti. Secondo fonti ucraine questo sarebbe l’esempio lampante della dissidenza di chi è costretto al voto. La parte russa, invece, sostiene che si tratta di contraffazioni.

Inoltre, secondo alcuni rapporti circolati durante la giornata di lunedì, anche i prigionieri di guerra un tempo detenuti a Olenivka sarebbero stati costretti a votare. Ricordiamo che nella cittadina di Olenivka, il 29 luglio un’esplosione aveva causato la morte di oltre 50 prigionieri di guerra ucraini in circostanze ancora da chiarire. Mosca ha sempre sostenuto che si trattasse di un attacco missilistico ucraino compiuto grazie alle armi a medio raggio fornite dagli Stati uniti.

Kiev, dal canto suo, continua a sostenere si tratti di una messa in scena dei russi volta a nascondere i maltrattamenti e le torture ai danni dei prigionieri ucraini. Fatto sta che 57 dei sopravvissuti, secondo un rapporto dell’intelligence di Kiev, avrebbero già votato a favore della secessione. Inoltre, alcuni media russi hanno già diffuso la notizia che lo stato maggiore russo starebbe creando un battaglione di cosacchi da impiegare nell’«operazione speciale» contro il governo Zelensky proprio a partire dai prigionieri superstiti di Olenivka.

INTANTO, NELL’OBLAST di Kharkiv che finora è stato il grande teatro della controffensiva ucraina, i servizi investigativi contro i crimini di guerra avrebbero trovato un’altra camera di tortura. Si tratta di una serie di camere adiacenti nei sotterranei di un edificio nel villaggio di Lyptsi.

Stando alle autorità ucraine si tratterebbe della 18° camera di tortura russa nell’oblast di Kharkiv. Tuttavia i militari di guardia ai checkpoint del villaggio ad oggi non ci hanno lasciato entrare per visitare di persona i locali incriminati.

Nella stessa regione continuano gli scontri d’artiglieria tra i due eserciti. Secondo alcune fonti ucraine, ora Kupjansk sarebbe totalmente liberata ma, stando alla nostra verifica diretta sul campo, sabato si combatteva ancora sulla sponda orientale del fiume Oksil.

Nel villaggio di Pervomaiskyi, invece, ieri un attacco aereo ha lasciato sette vittime sul campo, tra cui una ragazza di 15 anni. Diverse infrastrutture ed edifici residenziali sono stati colpiti e al momento i soccorritori starebbero ancora scavando tra le macerie.

Anche nella vicina Kramaytorsk, capitale della regione del Donetsk ucraino, un attacco aereo ha colpito il centro della città colpendo diversi edifici residenziali. Oltre a quattro feriti lievi non risulta che ci siano state vittime tra i civili.

A POCA DISTANZA, oltre il confine con la Russia, i satelliti iniziano a mostrare i primi movimenti significativi di truppe. Si tratterebbe dei coscritti giunti nella zona di Belgorod in seguito alla mobilitazione decisa dal Cremlino e, secondo fonti di intelligence occidentale, a breve saranno inviati in prima linea senza essere sottoposti ad alcun corso di aggiornamento o addestramento adeguato.