Fra la giornata e la notte del 2 dicembre «gli occupanti russi hanno bombardato 28 volte il territorio della regione di Kherson», scrive su Telegram il governatore dell’amministrazione militare regionale Yaroslav Yanushevych, aggiungendo che fra le strutture civili colpite c’è anche un centro di oncologia. Gli abitanti della regione che si trovano a est del fiume Dnipro – la linea del fuoco fra truppe russe e ucraine – sono stati invitati ad evacuare: il Kyiv Independent riporta l’impegno di Yanushevych e le autorità ucraine a organizzare l’evacuazione a partire da ieri, fino alla giornata di lunedì. Il servizio statale dell’Ucraina per le emergenze ha inoltre comunicato che intorno alla città liberata il mese scorso e capoluogo della regione – costantemente presa di mira dall’artiglieria russa – sono stati «rimossi e neutralizzati» oltre 7.000 ordigni esplosivi e «trappole» di altro genere.

L’OFFENSIVA RUSSA sembra però focalizzarsi adesso sulla città di Bakhmut e la vicina Avdiivka, nel Donetsk annesso unilateralmente dalla Russia – dove secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov il presidente Putin si recherà in visita «a tempo debito». Un comunicato delle forze armate ucraine denuncia infatti continui attacchi alle infrastrutture delle due città. Secondo il ministero della Difesa britannico «la Russia ha dato priorità a Bakhmut nel suo sforzo offensivo»: la sua conquista «avrebbe limitato rilievo operativo anche se potenzialmente consentirebbe alla Russia di minacciare le più vaste aree urbane di Kramatorsk e Sloviansk». Sempre nel Donetsk, a Mariupol ora sotto il controllo di Mosca, sarebbe in costruzione una grande base militare: lo riporta la Bbc sulla base di immagini satellitari ottenute dalla compagnia Maxar. Nelle foto si vede un edificio a zoccolo di cavallo su cui campeggia la stella bianca, rossa e blu dell’esercito russo con al di sotto la scritta «per la gente di Mariupol».
Dal vicino Lugansk arrivano invece notizie di segno opposto: il governatore locale ucraino Serhiy Haiday ha scritto su Telegram che l’esercito di Kiev ha riconquistato 13 insediamenti nella regione.

INTANTO il price cap concordato dall’Unione europea e dal G7 – a cui ha aderito anche l’Australia – sul prezzo a barile del petrolio russo (60 dollari) ha suscitato le prevedibili reazioni del Cremlino: «Non accetteremo questo tetto», ha affermato Peskov, citato dall’agenzia Tass, mentre il funzionario governativo Mikhail Ulyanov ha scritto su Twitter che «a partire da quest’anno l’Europa vivrà senza il petrolio russo». Mosca, ha aggiunto, «ha già chiarito che non fornirà petrolio a quei paesi che sostengono un price cap che va contro il mercato. Molto presto la Ue accuserà la Russia di usare il petrolio come arma».
L’accordo è però oggetto delle critiche anche dei paesi che ritengono il tetto troppo alto, in testa la Polonia: 60 dollari sarebbe più del prezzo di mercato del petrolio russo.

NON SI FERMANO nel frattempo i pacchi insanguinati – contenenti parti di animali – recapitati alle ambasciate e agli uffici diplomatici ucraini in tutta Europa. Ieri sono arrivati a quota 18. «È una campagna pensata per diffondere la paura», ha detto alla Cnn il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba.