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Khamenei prega per Nasrallah mentre l’Iran teme la rappresaglia

Khamenei prega per Nasrallah mentre l’Iran teme la rappresaglia

Medio Oriente La guida suprema: «Il nostro attacco in linea con il Corano e il diritto internazionale»

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 5 ottobre 2024

Mentre molti iraniani sono in ansia in attesa di un imminente attacco israeliano, la Grande Moschea di Mosalla a Teheran è stata riempita dai sostenitori della Repubblica Islamica in occasione della preghiera del venerdì, dedicata al segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e al leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, uccisi dagli israeliani. Una gigantesca bandiera palestinese sventolava al centro della folla, e in prima fila erano presenti alti ufficiali militari, religiosi e politici, come dimostrazione di unità e potere, dopo che l’Iran ha lanciato martedì un massiccio bombardamento di circa 200 missili balistici contro Israele. La presenza del leader del paese, l’ayatollah Khamenei, 85 anni, come guida della preghiera non è usuale, riservata solo a momenti straordinari legati alla sicurezza nazionale.

NEL SUO SERMONE, Khamenei ha fatto leva sul sentimento dei fedeli, legittimando il loro diritto di difendere l’indipendenza e i valori. Ha sottolineato che, secondo il Corano, l’unità dei credenti è considerata un simbolo di alleanza e una fonte di misericordia divina. «Il Corano impone alle nazioni musulmane di rimanere unite», ha intonato. Il discorso è apparso chiaramente rivolto all’intera comunità musulmana nel Medioriente, evitando riferimenti espliciti all’orgoglio nazionale iraniano per non suscitare critiche tra gli alleati oltre confine. Ha ribadito che «la brillante azione delle nostre forze armate è stata completamente legale e legittima, in linea con il Corano, la costituzione iraniana e il diritto internazionale». Ha affermato che ogni nazione ha il diritto di difendere il proprio territorio e i propri interessi di fronte agli aggressori.

Il vecchio leader ha cercato di prendere vantaggio dal sentimento di milioni di disperati, sotto l’incessante attacco dell’esercito e ai loro familiari, descrivendo la «tempesta di Al-Aqsa», l’attacco di Hamas del 7 ottobre, come un’azione legittima e giusta per il popolo palestinese. Durante il suo discorso, Khamenei ha dichiarato che il nemico della nazione iraniana è lo stesso che minaccia la nazione palestinese, libanese, irachena, egiziana, siriana e yemenita. «I nostri nemici promuovono la loro politica in diversi modi: guerra psicologica, pressione economica, bombe da due tonnellate, con le armi o con il sorriso, ma la sala di controllo da cui ricevono l’ordine di attaccare le comunità e le nazioni musulmane è in un unico luogo».
Nessuna indicazione su come prepararsi a un eventuale attacco israeliano o su quale sarebbe stata la risposta dell’Iran. Si è limitato a dire: «Non dobbiamo né rimandare né agire in fretta, ma fare ciò che è logico e giusto».

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