Malgrado il bagno di sangue di martedì scorso, con 22 manifestanti uccisi dalla polizia durante un tentato assalto al senato, e malgrado il passo indietro del presidente William Ruto che ha promesso di non promulgare così com’è la contestatissima legge finanziaria, il Finance Bill 2024, ieri una parte del movimento che era stato capace di portare in piazza nella sola Nairobi un milione di persone è tornato in strada. Numeri molto più esigui, dopo la spaccatura sul proposito dichiarato via social di occupare stavolta la State House, l’ufficio e la residenza del presidente.

Ad accogliere i dimostranti, dispersi con lancio di gas lacrimogeni e idranti, un imponente servizio di sicurezza messo a protezione dei palazzi del potere. Con il preciso mandato di non replicare la brutale condotta tenuta nella giornata di martedì, quando oltre alle 22 vittime si sono registrati oltre 50 ferimenti da arma da fuoco.

All’hashtag #tutanethursday (un mix di swahili e inglese che sta per «ci vediamo giovedì») non ha dunque risposto in larga parte la cosiddetta GenZ, movimento senza leadership certa che è dilagato sui social interpretando l’esasperazione dei giovani e delle fasce più povere della popolazione di fronte a misure economiche che con tutta evidenza puntano a scaricare la ricetta-ricatto del Fondo monetario internazionale per aggiustare il debito sulla popolazione, colpendo beni sensibili come il pane e la benzina.

I dimostranti tendono a non fidarsi delle promesse di Ruto e del governo, che potrebbe limitarsi a ritirare alcuni punti della Finanziaria senza intaccarne la sostanza. Ma la gran parte del movimento ha deciso di non esporsi al rischio di una nuova carneficina e avrebbe preferito un’azione dimostrativa senza “assalti”.