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Kavanaugh, il primo sì del Senato. Ma spunta l’Fbi

Kavanaugh, il primo sì del Senato. Ma spunta l’FbiBrett Kavanaugh – LaPresse

Stati uniti La Commissione Giustizia approva la nomina del giudice scelto da Trump e accusato di molestie con un solo voto di scarto. E alla fine il repubblicano Flake, il voto decisivo, decide di rinviare la decisione: prima un'indagine federale sugli abusi

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 29 settembre 2018

La candidatura di Brett Kavanaugh a giudice della Corte suprema è stata approvata dalla Commissione giustizia del Senato Usa per un solo voto (11 sì, 10 no) ma sorprendentemente si è riaccesa la possibilità dell’apertura di un’inchiesta dell’Fbi sulle accuse di tentato stupro sostenute sotto giuramento dalla professoressa Christine Blasey Ford, in un’udienza pubblica davanti la stessa commissione.

La nomina di Kavanaugh aspetta ora di essere votata da tutto il Senato. Quando accadrà non è sicuro: il senatore repubblicano dell’Arizona, Jeff Flake, parte della commissione, ha chiesto il rinvio del voto di una settimana per consentire all’Fbi di aprire la sua indagine sul candidato.

Il voto di Flake era il voto chiave: quando aveva annunciato il proprio sostegno alla nomina di Kavanaugh, uscendo dal limbo dell’indecisione, nonostante la sua opposizione a Trump, nonostante avesse dichiarato di credere alla testimonianza della professoressa Ford, aveva sollevato un’ondata di indignazione da parte della base.

Flake non corre per la rielezione al midterm che si terrà a novembre; questo poteva dargli un margine di libertà nel voto che ha deciso di non usare per allinearsi alla linea di fedeltà al partito. Gruppi di militanti hanno aspettato il suo passaggio dopo la dichiarazione di voto e due donne, Maria Gallagher e Ana Maria Archila, entrambe vittime di violenza sessuale, lo hanno affrontato mentre usciva dall’ascensore.

Il video delle due donne che inchiodano il senatore alle sue decisioni è diventato immediatamente virale. «Con il suo voto lei mi sta dicendo che la violenza che ho subito non ha importanza – gli ha detto Gallagher mentre Flake restava a testa bassa – Mi guardi in faccia: lei ci sta dicendo che le violenze che abbiamo subito non contano». Per quasi quattro minuti Flake è stato costretto al confronto. Dopo ha deciso di chiedere un’inchiesta.

Il senatore sosteneva che, nonostante credesse alle parole della professoressa Ford, tutti sono innocenti fino a prova contraria e non avendo prove inconfutabili non si sentiva di rifiutare la nomina di Kavanaugh. Ora un’investigazione dei federali, a lungo richiesta sia dalla professoressa Ford che dai democratici ma sempre rifiutata dai repubblicani, potrebbe fornire le prove necessarie a Flake per votare con cognizione di causa.

La mozione di Flake è stata immediatamente appoggiata da due senatrici repubblicane moderate, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska, che hanno portato a tre il numero dei senatori repubblicani che chiedono un’inchiesta sulle accuse, pesantissime, mosse nei riguardi di Kavanaugh.

Che fino ad ora si è difeso portando a prova della sua innocenza il suo diario del liceo, dove non c’è traccia della partecipazione alla festa dove avrebbe tentato di violentare la allora 15enne professoressa Ford.

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