È prevista per domani mattina la prima udienza davanti alla camera di consiglio del tribunale di Bruxelles dell’eurodeputata Eva Kaili, che si trova in carcere dal 9 dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate.

I GIUDICI BELGI dovranno decidere se prolungare la detenzione della politica dell’ex vicepresidente del parlamento europeo, che ha una figlia di due anni e che nei giorni scorsi ha ammesso che era a conoscenza della buste di contanti trovate a casa sua ma che riguardavano le attività di suo marito Francesco Giorgi e dell’ex europarlamentare Antonio Panzeri. Kaili sostiene di essere stata informata del denaro quando il suo compagno è stato arrestato vicino al garage della loro casa. In quel momento ha cercato di trovare il proprietario del denaro per consegnarglielo: ovvero Panzeri. Del quale, nel frattempo, sono state diffusi i verbali delle dichiarazioni rilasciate dopo le prime ventiquattr’ore di detenzione. Panzeri, stando alle rivelazioni del Fatto, avrebbe in parte ammesso l’esistenza di una rete. «L’accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare delle risoluzioni contro i paesi e in cambio avremmo ricevuto 50 mila euro», avrebbe detto Panzeri tirando dentro come bracci operativi della macchina tra gli eletti l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino («Lui è responsabile di chiedere risoluzioni d’urgenza») col collega di gruppo Marc Tarabella e scagionando il sindacalista Luca Visentini. Va anche detto che la procura di Bruxelles ha annunciato un’inchiesta sulle informazioni trapelate e sulla violazione del segreto d’ufficio circa le indagini in corso. E nel frattempo si passano al setaccio le votazioni in aula a Strasburgo sul Qatar e sul Marocco. Rabat, in alcuni cablogrammi del 2014, definiva Panzeri «un amico» e delineava il suo ruolo per fare pressione su alcuni temi, come l’accordo agricolo Ue-Marocco o la questione del Sahara occidentale.

INTANTO, IL GRUPPO S&d ha riunito l’ufficio di presidenza per fare il punto sull’inchiesta. I Socialisti ribadiscono «tolleranza zero» ai corrotti. «Siamo insieme dentro una battaglia europea di pulizia. È scandaloso quello che è accaduto», commenta il segretario del Pd Enrico Letta, che esprime il timore che «gli scandali possano sporcare l’impegno dell’Ue» e chiede «una commissione di inchiesta, trasparenza totale e che la magistratura faccia il suo corso».

LA CORTE D’APPELLO di Brescia che doveva decidere se consegnare anche la figlia di Panzeri, Silvia, dopo aver dato l’ok per la moglie, alla giustizia belga ha rinviato l’udienza dopo che la difesa della donna ha presentato un report del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti da cui sono emersi «una serie di problemi persistenti nelle carceri belghe, tra cui il sovraffollamento di lunga data e la carenza di personale». Il portavoce della Commissione europea per gli affari esteri Peter Stano ha affrontato il caso che l’indagine si allarghi anche alla Commissione. «Siamo consapevoli che ci sono indagini in corso, su fatti seri – ha spiegato Stano – Deve essere fatta chiarezza». Tuttavia, ha proseguito, è «inappropriato fare commenti mentre l’indagine è in corso: rispettiamo lo Stato di diritto e l’indipendenza della magistratura belga».