Jugend Rettet, la Cassazione conferma il sequestro della nave della ong
Mediterraneo «Siamo devastati, combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare». Da Berlino i responsabili della Jugend Rettet commentano così la sentenza con cui ieri la Corte di […]
Mediterraneo «Siamo devastati, combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare». Da Berlino i responsabili della Jugend Rettet commentano così la sentenza con cui ieri la Corte di […]
«Siamo devastati, combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare». Da Berlino i responsabili della Jugend Rettet commentano così la sentenza con cui ieri la Corte di cassazione ha confermato il sequestro deciso il 2 agosto 2017 dalla procura di Trapani della nave della ong tedesca. «Dovremo considerare – ha aggiunto Jugend Rettet – di ricorrere alla Corte europea per i diritti umani».
La Jugend Rettet non ha firmato il codice di comportamento delle ong messo a punto dal Viminale ed è indagata dai magistrati siciliani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo la procura trapanese ci sarebbero stati dei contatti tra i volontari della ong e trafficanti di uomini per recuperare i migranti una volta partiti dalla Libia, ma sarebbero stati portati a termine anche soccorsi non ritenuti necessari. Accuse respinte dalla ong ma confermate dalla Cassazione «nonostante – hanno spiegato ieri a Berlino i responsabili della ong – la mancanza di prove e l’alto tasso di morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale».
Proprio a proposito di quanti muoiono nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa, ieri l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, ha reso noti i numeri delle vittime di quest’anno: 571 contro le 1.091 del 2017. Cifra che non deve però far pensare a un miglioramento della situazione. Se si paragonano infatti i numeri relativi agli sbarchi – 44.058 nel 2017 contro i 18.939 di quest’anno – si vede che il tasso di mortalità è salito. Sempre nel 2018, infine, 4.790 migranti sono stati ricondotti in Libia dalla Guardia costiera libica.
A tutela di chi lascia il proprio Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita è intervenuto ieri il Garante nazionale dei diritti dei detenuti, che domenica ha monitorato un’operazione di rimpatrio forzato di 35 cittadini tunisini organizzata dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. In questa attività, evidenzia il Garante, «permangono alcune criticità già più volte segnalate circa pratiche di routine non sempre rispondenti a criteri di necessità e proporzionalità».
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