Europa

Johnson vola a Bruxelles sperando nella svolta

Johnson vola a Bruxelles sperando nella svoltaBoris Johnson – Ap

Brexit Il divorzio dall’Europa è appeso all’incontro di questa sera tra il primo ministro britannico e la presidente della Commissione von der Leyen. Mentre si apre uno spiraglio grazie all’accordo tra Regno Unito e Ue sui controlli alle frontiere dell’Irlanda del Nord

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 9 dicembre 2020

Hope springs eternal, la speranza è l’ultima a morire. Così Boris Johnson, pronto a recarsi a Bruxelles nella tana del “nemico” già oggi per parlare vis à vis con Ursula von der Leyen, ha commentato lo stallo vischioso in cui versano le trattative per evitare una Brexit senza accordo e che nemmeno i suoi quaranta minuti al telefono di lunedì sera con la stessa von der Leyen avevano sbloccato. Ha anche aggiunto che si augura che prevalga la ragione, ma che Johnson si aggrappi al distico eroico del poeta Alexander Pope (1688-1744), diventato proverbiale per esprimere rassegnazione, dimostra che è pronto al salto senza paracadute. La realtà è che la Gran Bretagna non è disposta a fare un accordo a tutti i costi in un negoziato in cui il coltello è, in fin dei conti, dalla parte di ventisette manici.

Agli sgoccioli del periodo di transizione, che scade il 31 dicembre, i negoziatori David Frost e la controparte europea Michel Barnier continuano a zigzagare da giorni fra Londra e Bruxelles senza riuscire a superare le reciproche differenze su quote del pescato, possibili favoritismi di stato alle rispettive imprese e sovranità giuridica in caso di trasgressioni degli accordi.

Il più mefistofelico dei sodali di Johnson, Michael Gove, è perlomeno riuscito a portare a casa un successo riguardo l’altro grosso nodo del contendere, quello sull’accordo di uscita del paese dall’Ue che riguardava i controlli doganali in Irlanda del Nord. Onde evitare il ritorno di un confine fisico fra i due paesi che avrebbe riattizzato i focolai di guerra civile nella zona, si era pervenuti a un deal che considerasse l’Irlanda del Nord ancora come parte dell’Ue almeno quanto al transito di merci, e che quindi richiedesse le procedure doganali previste dall’Ue applicate a un commercio interno al Regno Unito, cosa quanto mai indigesta alla cricca nazional-sovranista attorno a Johnson. Autorizzando i propri ministri a impiparsi di tali procedure, l’Internal Market Bill, appena votato dal parlamento britannico, contemplava proprio la violazione di questo impegno – dunque della legge internazionale – e aveva prevedibilmente provocato le ire funeste di Bruxelles. Mentre scriviamo, i termini dell’accordo raggiunto da Gove e il vice-presidente della Commissione europea Maroš Šefčovič non sono ancora stati resi noti: fatto sta che permetteranno il ritiro delle controverse clausole della legge sul mercato interno.

Un ostacolo superato che però, agli occhi dei diplomatici europei, ha gravemente minato la credibilità di una parte britannica in modalità Francis Drake, che ha dimostrato di violare giocondamente gli accordi appena firmati. E ora “Boris” deve andare a Bruxelles lui stesso a parlare con von der Leyen: nella stessa città dalla quale per anni, da giornalista, ha inviato dispacci anti-Ue per il Daily Telegraph (dei suoi amici, i gemellini Barclays che oltre all’omonima banca posseggono naturalmente anche lo Spectator, da lui un tempo diretto) che grondavano tendenziose fesserie e che apertamente lo disprezza. Ha le mani legate: non può certo tornare con un accordo di libero mercato con l’Ue che sacrifichi i pescatori inglesi a vantaggio di quelli francesi: agli occhi dei mastini del suo cabinet, Bruxelles sarebbe una nuova Monaco. Per la stessa ragione non può prolungare le trattative oltre il primo gennaio, come invece l’Ue sarebbe disposta a fare.

In questa guerra civile europea fra il capitalismo canaglia della Gran Bretagna anarcoliberista di Johnson e quello fintamente compito e addomesticato dell’Ue, incombono lugubri il protezionismo tariffario, l’hard Brexit, il no-deal. Ciò che è stato paventato ad nauseam come peggiore dei mondi possibili si può improvvisamente toccare con mano.

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