Per la prima volta un jet ucraino ha colpito il territorio russo. A dirlo a Sky News è una fonte militare di Kiev, ma per ora non ci sono conferme ufficiali. Sarebbe il primo raid dopo il via libera incassato da Kiev da svariati paesi della Nato – tra cui gli Stati uniti – a superare l’ultima linea rossa: impiegare le armi degli alleati occidentali per colpire oltre confine.

Sarebbe stata colpita, aggiunge la fonte, una base di comando a Belgorod, dove i droni ucraini hanno già agito nei mesi passati e di nuovo ieri (tre feriti secondo il governatore russo). Sul campo la situazione resta difficile per la difesa ucraina, costretta a spostare diverse unità verso il fronte di Kharkiv, nel mirino dell’avanzata russa.

È in questo clima di stallo e ferocia che si apre oggi a Berlino la conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina: si parla di business mentre la guerra non ha una fine all’orizzonte. E mentre il capo dell’agenzia ucraina alla ricostruzione, Mustafa Nayeem, annuncia le sue dimissioni.

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Lo ha fatto ieri con un post su Facebook accusando il governo di Kiev di impedirgli di lavorare e investire subito il denaro per attività civili arrivato dall’Occidente e di impedirgli pure di partecipare alla conferenza berlinese, durante la quale – alla presenza del presidente Zelensky – saranno lanciati 95 progetti di investimento e si discuterà di ingresso dell’Ucraina nella Ue.

È prevista invece per il fine settimana la conferenza di pace in Svizzera, con la partecipazione di 90 Stati. Mezzo pianeta ma non la Russia. Non è stata invitata, si giustifica Berna, perché aveva comunque detto che non avrebbe partecipato.