Puntuale, il Rapporto sul consumo di suolo 2023 arriva a ricordarci che in Italia abbiamo un problema nella relazione con «una risorsa vitale, limitata, non rinnovabile e insostituibile», come spiega l’introduzione al documento diffuso ieri dal Sistema nazionale per la protezione ambientale. Gli ultimi dati, infatti, ci mostrano che il consumo di suolo non solo da due anni non rallenta più, ma nel 2022 accelera bruscamente e torna a correre a ritmi che, in Italia, non si vedevano da più di 10 anni: i fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno sfiorato lo scorso anno i 2,5 metri quadrati al secondo e riguardato quasi 77 chilometri quadrati in un solo anno, il 10% in più rispetto al 2021. Ogni giorno del 2022 ne sono stati consumati più di 21 ettari, «il valore più elevato degli ultimi 11 anni», spiega il rapporto. La crescita netta delle superfici artificiali dell’ultimo anno equivale a una densità di consumo di suolo di 2,35 metri quadrati per ogni ettaro di territorio italiano.

A LIVELLO NAZIONALE, la copertura artificiale del suolo è stimata in oltre 21.500 chilometri quadrati, pari al 7,14% del territorio: immaginate la Sardegna coperta al 90% da cemento, da asfalto, da svincoli, rotatorie, da case e grandi centri logistici e commerciali. Eppure, avremmo bisogno di altro: un suolo sano è base essenziale dell’economia, della società e dell’ambiente; produce alimenti, accresce la nostra resilienza ai cambiamenti climatici, agli eventi meteorologici estremi, alla siccità e alle inondazioni.

ANCHE NELL’ULTIMO ANNO i cambiamenti più significativi si sono concentrati nelle aree più urbanizzate, quelli dell’inquinatissima Pianura Padana, in particolare nella parte lombarda e veneta e lungo l’asse Milano-Venezia, dov’è in costruzione la Tav con i cantieri che hanno stravolto tutto il Basso Garda.

L’edilizia continua a comandare anche tutta la costa adriatica, con elevate densità di trasformazione in tratti del litorale romagnolo, marchigiano e in Puglia. I numeri sono freddi ma serve guardarli: ci sono 15 regioni in cui il suolo consumato stimato al 2022 supera il 5%, con i valori percentuali più elevati in Lombardia (12,16%), Veneto (11,88%) e Campania (10,52%). La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con oltre 290mila ettari di territorio artificializzati. La Lombardia guida la classifica anche degli incrementi maggiori, in termini di consumo di suolo netto, nell’ultimo anno, con 908 ettari in più, seguita da Veneto (+739 ettari), Puglia (+718 ettari), Emilia-Romagna (+635), Piemonte (+617). È lombarda, Monza e Brianza, anche la provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta al 2022, con circa il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale e un ulteriore incremento di 48 ettari. Sopra il 30% troviamo anche le province di Napoli (35%) e Milano (32%).

TRA I COMUNI VINCE Roma Capitale, con il consumo di suolo più elevato anche nel 2022: «La tendenza alla riduzione che sembrava essersi innescata nel periodo precedente quest’anno subisce un’inversione di tendenza e la crescita delle superfici artificiali raggiunge livelli mai registrati prima, attestandosi a 124 ettari di nuovo consumo di suolo netto» spiega il Rapporto. Dopo Roma compaiono in questa speciale classifica Uta (in provincia di Cagliari) e Casalpusterlengo (Lodi), con 98 e 63 ettari di nuovo consumo di suolo netto nell’ultimo anno rispettivamente. Per quanto riguarda Uta, in particolare, la quasi totalità delle sue trasformazioni sono legate a un grande impianto fotovoltaico che ha coperto circa 80 ettari.

Gli altri due comuni che superano i 50 ettari sono Piacenza e Sassari. Due «casi» esemplari: per il capoluogo emiliano (circa 55 ettari) la trasformazione maggiore è dovuta all’ampliamento di un polo logistico, che ha coperto più di 34 ettari tra edifici, aree di pertinenza e aree di cantiere. A Sassari invece 40 ettari di consumo di suolo su un totale di 51 sono legati all’ampliamento di una cava: da lì esce materiale da costruzione, un circolo vizioso che non pare fermarsi.

L’ULTIMO TEMA da annotare è che le alluvioni e le frane non fanno paura, almeno a giudicare dai dati relativi al consumo di suolo nelle aree a pericolosità idraulica e in quella a pericolosità di frana. Nel primo caso, l’incremento di suolo artificializzato rilevato nel 2022 raggiunge in valore assoluto i 917,6 ettari nelle aree a pericolosità media: poco meno della metà (433,1 ettari) riguardano una sola regione, l’Emilia-Romagna. Si preparano così le alluvioni. Nelle aree a pericolosità di frana, invece, ricade circa il 10% del suolo consumato nazionale totale, con un incremento tra il 2021 e il 2022 di 465 ettari, un quarto dei quali in aree a pericolosità elevata e molto elevata.