Un disegno del governo comincia a delinearsi: boicottare il Green Deal Europeo, che prevede che l’Europa sia il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Gli indizi sono molti. Vediamoli.
PER METTERE IN ATTO quanto contenuto nel Green Deal, l’anno scorso è stato approvato definitivamente il pacchetto Fit for 55 (Pronti per il 55%), che prevede che le emissioni nette di gas a effetto serra siano ridotte di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per raggiungere questo obiettivo, nel documento approvato sono previste diverse misure.

Una riguarda le fonti rinnovabili, che dovranno fornire il 40% dell’energia consumata entro il 2030, imponendo una forte accelerazione al loro sviluppo, come indicato anche dal piano REPowerEU, che fornisce risorse finanziarie aggiuntive a questo scopo. In applicazione del Fit for 55, qualche giorno fa il parlamento europeo ha approvato la messa al bando delle auto a combustione interna a partire dal 2035. FdI, Lega e FI, hanno votato contro.
UN’ALTRA MISURA PREVISTA ERA una nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, che in Europa, e anche in Italia, sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni. Questa nuova direttiva, approvata qualche giorno fa dal parlamento europeo, prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028 e dovranno adottare tecnologie solari a meno che non sia tecnicamente impossibile, che quelli residenziali esistenti dovranno raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033 e che il settore pubblico debba ristrutturare il 3 % dei suoi edifici ogni anno.
I PARTITI DELLA DESTRA ITALIANA hanno votato contro. Queste posizioni a Bruxelles hanno delle corrispondenze con azioni a scala nazionale pure volte a contrastare il Green Deal. Una è la decisione di fare dell’Italia l’hub del gas europeo, pomposamente battezzato piano Mattei. Una decisione che ha un senso solo nell’ipotesi che il Green Deal Europeo fallisca miseramente, e che quindi l’Europa abbia bisogno di gas ancora per lungo tempo. Non può che essere così, diversamente non avrebbe alcun senso economico investire 10 miliardi in Libia per nuovi giacimenti e non si sa quanti in Algeria.

INVESTIMENTI CHE NON RISOLVONO il problema contingente del gas russo, perché renderanno disponibile nuovo gas solo a partire dal 2026, quando la crisi dovrebbe essere già passata. Sono investimenti che l’Eni sottrae alle fonti rinnovabili.
SAPPIAMO DI ESSERE INDIETRO nella diffusione delle rinnovabili, in Italia, a causa delle procedure autorizzative. E nulla fa il governo per superare questo collo di bottiglia, superamento che è a costo zero, fra l’altro. È stato pronto a nominare commissari straordinari per i rigassificatori di Piombino e di Ravenna, ma nessun commissario per le rinnovabili.

E CHE DIRE DELL’ULTIMA BRAVATA, quella di abolire il bonus 110% per l’efficienza energetica degli edifici? Certo, nessuno nega che il provvedimento fosse da migliorare, per evitare di favorire le seconde case e comunque i cittadini più abbienti, lasciando indietro quelli che più avrebbero bisogno della ristrutturazione energetica delle loro abitazioni, perché in condizione di povertà energetica (l’8,5% degli italiani nel 2021). Ebbene, invece di sanare questa situazione, contro le indicazioni della nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e coerentemente con il loro voto contrario, si blocca il processo di riqualificazione energetica che era stato avviato.

E NON ABBIAMO FINITO. I PARTITI della destra italiana, e il loro governo, si oppongono al regolamento europeo sugli imballaggi, che è centrale nella adozione della economia circolare che, guarda caso, è uno dei pilastri del Green Deal Europeo.
NON OCCORRE AGGIUNGERE ALTRO. La linea politica di questo governo, alla luce di quanto detto, è inequivocabile: ostruzionismo a oltranza al Green Deal Europeo.
CUI PRODEST? NON CERTO AL SISTEMA paese che, ritardando il processo di transizione energetica finisce per essere tagliato fuori dallo sviluppo economico, se si resta in una Europa che va in un’altra direzione (le grandi case automobilistiche europee, per esempio, hanno già deciso di produrre solo auto elettriche già ben prima del 2035).

E NON E’ SOLO L’EUROPA AD ANDARE in questa direzione: ora ci sono pure gli Usa che si sono lanciati a testa bassa (739 miliardi di dollari) nella riconversione del loro sistema energetico per ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, e prefigurano un futuro fatto di fonti rinnovabili e auto elettriche.

Allora solo bieca e cieca difesa di aziende come l’Eni o di quelle che producono componenti per auto a benzina e diesel? Non possono essere così incapaci di guardare oltre il naso: auto inquinanti e case colabrodo energetico sono fuori dalla storia. Oppure negazionismo? Si rifiutano di accettare la causa antropogenica del cambiamento climatico, e quindi trovano inaccettabili le politiche di decarbonizzazione dei settori edilizia e trasporti? Pure se così fosse, è mai possibile che siano indifferenti alle 80.000 morti premature all’anno dovute all’inquinamento dell’aria, che sparirà dalle nostre città se ci saranno solo auto elettriche e pompe di calore al posto delle caldaie?
E ALLORA? ALLORA VIENE IN MENTE che per anni FdI e Lega hanno detto e ridetto che dall’Euro e dall’Europa bisognava uscire. Per un po’ hanno smesso di parlarne, ma ora che al potere ci sono arrivati, vuoi vedere che il rifiuto del Green Deal, proprio perché espressione di una forte identità europea, sia un messaggio, una anticipazione di un rifiuto più ampio, il rifiuto dell’Europa, un segnale dell’avvio di un processo di Italexit? Speriamo sia solo incapacità.