Le dimissioni polemiche di ben sei consiglieri di amministrazione con accuse di «totale accentramento delle decisioni» e di «spese esorbitanti di consulenza». Una condanna per discriminazione nei confronti delle donne in gravidanza. Class action e centinaia di cause per il mancato rispetto della trasparenza nella selezione del personale in un’azienda pubblica. Litigate furiose con i membri delle commissioni parlamentari.
Cosa deve ancora succedere perché il ministero dell’Economia – azionista al 100% – tolga ad Alfredo Altavilla la presidenza di Ita?
Ma il Mef fino a ieri sera continuava a difendere l’uomo scelto per far decollare la compagnia aerea che nasce dalle ceneri di Alitalia. Confermando che la priorità del governo è semplicemente ridurre l’esborso finanziario – finora 1,35 miliardi rispetto ai 3 stanziati per la «start up» Ita – tramite la privatizzazione a Lufthansa, evidentemente già decisa con la chiamata dell’ex manager Fiat che di fatti ha applicato il «metodo Fca» di taglio di diritti e salari degli ex 11 mila lavoratori di Alitalia, di cui 8 mila ancora esuberi.
Nel silenzio quasi totale della politica, le cortine fumogene della comunicazione aziendale sono riuscite a ridurre gli effetti del vero caos andato in scena nel consiglio di amministrazione di martedì sera.
Sei consiglieri di amministrazione su nove totali si sono dimessi. A lasciare sono stati Lelio Fornabaio, Simonetta Giordani, l’ex ministro Angelo Piazza (vicino a Roberto Gualtieri), Silvio Martuccelli, Cristina Girelli, Alessandra Fratini. Si tratta dei consiglieri di nomina politica. Che, dopo aver approvato il bilancio previsionale preparato da Altavilla (zavorrato dai 170 milioni persi nel 2021 comunicati al parlamento), hanno deciso di far detonare la loro contrarietà rispetto alla gestione da padre-padrone del presidente. Soprattutto per disaccordi sulla gestione delle trattative per la privatizzazione e per i costi milionari dei consulenti che assistono la società nella vendita. A parte il raddoppio del numero di consulenti per la privatizzazione (JP Morgan e Mediobanca per la parte finanziaria e Grande Stevens per quella legale, tutti dal mondo ex Fiat) rispetto a quelli nominati dal Mef (con centinaia di migliaia di euro già spesi), il vero scontro è sulla gestione della partita Msc-Lufthansa, strano binomio trovato e sponsorizzato direttamente da Altavilla a gennaio. La società svizzera della famiglia Aponte vorrebbe la maggioranza facendo leva sull’idea del trasporto cargo sebbene sia chiaro che a comprare sono i tedeschi di Lufthansa che faranno di Ita una compagnia regionale per riempire i voli a lungo raggio. L’offerta ha portato il governo a predisporre a febbraio un decreto per la privatizzazione, anticipando l’intenzione di uscire completamente dalla proprietà dopo un breve periodo di quota di minoranza.
Ma i consiglieri dimissionari spingono per una vera gara con Klm-Air France, al momento solo interessata. La partita vera è dunque politica: la privatizzazione non può essere nelle mani del solo Altavilla e del Mef. Ma i partiti di maggioranza non hanno il coraggio di criticare direttamente manager e governo.
Non a caso le uniche voci politiche a levarsi contro Altavilla sono quelle dell’opposizione, seppur con contenuti ben diversi. Per Nicola Fratoianni di Si «la situazione è paradossale: i vertici di Ita a partire dal suo presidente Altavilla hanno compiuto un vero e proprio massacro sociale verso i dipendenti di Alitalia, sono stati addirittura condannati per discriminazone nei confronti di donne in gravidanza e nulla è successo. È chiedere molto rivolgersi al governo per sapere cosa sta accadendo?
«Sorprende che a dimettersi sia tutto il cda a esclusione del più importante e nocivo: il presidente Altavilla. Non si capisce perché non abbia sentito la stessa esigenza, ma probabile che lo spettacolo indegno offerto per cancellare la sovranità aerea italiana ci abbia messo lo zampino», dichiara Fabio Rampelli (Fdi).
Restano nel consiglio oltre a Altavilla, l’amministratore delegato Fabio Lazzerini (in teoria suo avversario) e la consigliera «tecnica» Frances Ouseley, ex EasyJet Italia. Vedremo se il Mef deciderà almeno di integrare il cda.
Sul lato sindacalae, la Filt Cgil chiede che «la questione cda non abbia riflessi su prospettive industriali e assunzioni» mentre Usb e Cub parlano di «caos dovuto alla spregiudicatezza di Altavilla, coperto dal governo». «Sconcerto e incredulità» da parte dei piloti Anpac.