Esistono dei film che inevitabilmente producono sentimenti opposti in chi li guarda. Sensazioni, pensieri, reazioni istintive che non provengono da un unico punto e che, però, incrociandosi provocano un corto circuito della mente. Immagini in 16mm affascinanti, persino belle, che stimolano la memoria e che hanno il potere di tenere viva l’attenzione. Contemporaneamente, da quelle stesse immagini si irradiano dolore, frustrazione e rabbia e, perciò, anche un senso di pudore e vergogna per aver provato qualcosa di piacevole nell’assorbirle avidamente. È il caso del documentario di montaggio presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema, Israel Palestine on Swedish TV 1958-1989...