C’è un convitato di pietra costantemente dissimulato tra le pagine che Israel Joshua Singer dedica al suo lungo viaggio attraverso il paese dei Soviet a cavallo tra il 1926 e il 1927: neppure una volta compare il nome di Stalin, dominatore ormai indiscusso della scena politica. Certo, il libro intero è un tentativo – forzoso ma riuscito – di separare (in Urss!) la sfera sociale da quella politica, lasciata sempre il più possibile sullo sfondo; eppure l’esorcismo è palese: nel momento in cui, per interposta persona, si fa esprimere il rammarico per l’esautorazione dei leader ebrei – Kamenev e Zinov’ev...