Dopo il deserto e il mare per le persone che arrivano in Italia alla ricerca di protezione c’è un altro ostacolo: le procedure per presentare la domanda d’asilo. Da nord a sud, e soprattutto nelle grandi città, si registrano attese lunghissime, disservizi, problemi. Così un diritto fondamentale, alla base di molti altri, rischia di rimanere senza la corrispondente garanzia: ovvero l’obbligo dello Stato – imposto dalla normativa italiana, europea e internazionale – di registrare tempestivamente le richieste.

Lo sostiene in un rapporto pubblicato oggi l’International rescue committee (Irc), una delle più grandi Ong del mondo, attiva in 50 paesi e fondata nel 1933 da Albert Einstein. Lo studio si basa sulle interviste di 37 candidati alla richiesta di protezione e di 34 enti attivi in diverse città. Ha un focus su Milano, ma guarda anche alle situazioni di Trieste, Torino, Imperia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli.

«C’è un diritto negato a un numero enorme di persone, rispetto a cui le istituzioni hanno una responsabilità importante», afferma Susanna Zanfrini, presidente Irc Italia. Le autorità italiane, per legge, devono registrare la richiesta di asilo entro massimo 16 giorni (normalmente sono meno). Invece tanti potenziali richiedenti asilo si presentano presso gli uffici preposti ma rimangono fuori più e più volte perché le domande accettate sono un numero esiguo. Lo scorso anno contro le file davanti alle questura di Roma e Milano, a volte iniziate il venerdì per il lunedì successivo anche in pieno inverno, si sono registrate violenze e cariche di polizia, perfino con l’uso di lacrimogeni.

Dall’aprile 2023 nel capoluogo meneghino è stata introdotta una sperimentazione digitale che ha ridotto code e tensioni di fronte agli uffici di via Cagni, ma mantiene diversi aspetti problematici: gli obblighi in capo alle istituzioni sono appaltati al terzo settore, senza procedure trasparenti; le code si riproducono in altri luoghi, fisici o virtuali; nascono difficoltà d’accesso per chi non ha competenze informatiche. Inoltre, all’aumento delle domande non è corrisposto un aumento proporzionale degli slot di ricevimento negli uffici, creando un ulteriore imbuto.

Irc raccomanda cinque azioni locali e nazionali: fornire risorse sufficienti alle amministrazioni; risolvere gli ostacoli alla presentazione delle domande; garantire standard minimi ed eliminare l’imposizione di documenti non necessari; fornire informazioni aggiornate e accessibili; coordinare le questure limitrofe.