Iran, Macron a Trump: non c’è Piano B alternativo ad accordo sul nucleare
Vertice Usa/Francia L'intenzione di Washington di abbandonare l'accordo sul nucleare iraniano al centro del faccia a faccia tra i presidenti di Usa e Francia. Macron ha spiegato che la fine di quelle intese getterebbe il Medio oriente in una crisi ancora più grave
Vertice Usa/Francia L'intenzione di Washington di abbandonare l'accordo sul nucleare iraniano al centro del faccia a faccia tra i presidenti di Usa e Francia. Macron ha spiegato che la fine di quelle intese getterebbe il Medio oriente in una crisi ancora più grave
Si attendevano ieri sera i risultati del vertice alla Casa Bianca tra Donald Trump e Emmanuel Macron, sui rapporti commeciali ed economici tra Usa e Ue, sulla Corea del Nord, la Siria e, soprattutto, sull’accordo Jcpoa per il controllo delle produzioni nucleari dell’Iran. Il presidente francese ripeterà a Trump ciò che ha detto prima di partire per Washington: non esiste un “Piano B” e un’uscita degli Stati uniti – il mese prossimo – dalle intese internazionali firmate nel 2015 con Tehran, finirebbe per destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente e per lanciare una corsa alle produzione di armi nucleari da parte dell’Iran e dei suoi avversari, Arabia saudita in testa. Un avvertimento che ripeterà nei prossimi giorni la cancelliera tedesca Angela Merkel, anche lei attesa a Washington. L’Europa, almeno di facciata, mantiene una posizione di fermezza di fronte alla minaccia di Trump di far saltare le intese con Tehran. «Crediamo che sia estremamente importante sostenere questo accordo. Se fallisce o gli Usa lo abbandonano, non avremo nulla di simile e temiamo che la situazione si deteriorerebbe significativamente», ha ribadito il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, a margine del G7 dei ministri degli esteri a Toronto.
Tehran resta in attesa e mantiene una linea cauta, evitando lo scontro diretto con la Casa Bianca. Tuttavia il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif intervenendo alla trasmissione “Face di Nation” dell’emittente statunitense Cbs, non ha mancato l’occasione per far sapere che l’Iran «dispone di diverse opzioni che non sono piacevoli», inclusa la «ripresa delle attività nucleari ad un ritmo più elevato», ma ha escluso lo sviluppo di arme nucleari perché l’Iran «non ha mai voluto produrre una bomba«». Dovesse crollare l’accordo del 2015 Tehran si sentirebbe libera di installare ed operare migliaia di nuove centrifughe ad uranio che potrebbero teoricamente produrre il materiale fissile utile per assemblare ordini atomici. Zarif ha anche spiegato che gli Usa hanno già violato l’accordo utilizzando la loro influenza presso la comunità finanziaria internazionale «per dissuadere – ha detto – i nostri partner economici dal fare affari con l’Iran». Infine ieri il capo della diplomazia iraniana, su Twitter, si è detto d’accordo con Macron: «Il presidente francese ha ragione nel dire che non c’è un “piano B” sul Jcpoa. È tutto o niente».
La Russia e la Cina fanno sapere di essere pronte a bloccare un tentativo degli Stati Uniti di sabotare l’accordo ma l’Amministrazione Trump, pressata dalla monachia saudita e dal governo Netanyahu, che si è lungamente battuto contro il Jcpoa e chiede l’imposizione di nuove sanzioni internazionali contro l’Iran, ripete che se non ci saranno modifiche all’accordo, il prossimo 12 maggio non lo certificherà più. Trump e i due “falchi, il nuovo Segretario di stato Mike Pompeo e il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, chiedono che siano imposte restrizioni rigidissime alla produzione iraniana di missili balistici. Tehran ha già fatto sapere che non se ne parla, anche perché a chiederle sono i suoi nemici in Medio Oriente: Israele e Arabia saudita. Proprio sui missili però si fonderebbe l’offerta che Macron e la Merkel faranno a Trump per tenerlo nel Jcpoa. Almeno questo scrive il sito Debkafile, usato dai servizi segreti israeliani talvolta per rendere pubbliche informazioni vere oppure dei fake volti a generare confusione. I due leader europei, stando a Debkafile, daranno alla Casa Bianca un documento composto da quattro parti: intento generale; proibizione per l’Iran di produrre armi nucleari dopo la scadenza dell’accordo nucleare nel 2025; intensificazione delle ispezioni dell’Aiea, compresi i siti militari dove si sospetta sia in corso un’attività nucleare; nuove sanzioni se Teheran continuerà lo sviluppo di missili balistici. Uno stravolgimento del Jcpoa che l’Iran non accetterebbe.
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