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Iran-Israele, dopo Natanz riparte la battaglia navale

Iran-Israele, dopo Natanz riparte la battaglia navaleIl viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi al Grand Hotel di Vienna, che ospita i colloqui del comitato congiunto dell'accordo sul nucleare del 2015 – Ap

Tensione in aumento Zarif scrive al segretario generale dell’Onu: il sabotaggio della centrale è «terrorismo nucleare». Nave israeliana presa di mira nel Golfo di Oman

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 aprile 2021

L’Iran ha avviato l’arricchimento dell’uranio al 60% nell’impianto nucleare di Natanz: lo ha annunciato il viceministro degli Esteri Araghchi che lo comunica in una lettera all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il viceministro è arrivato ieri pomeriggio a Vienna per partecipare a una nuova riunione del comitato congiunto dell’accordo sul nucleare del 2015, che comprende Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina e che sta discutendo la possibilità di un rientro degli Stati Uniti nell’intesa, da cui l’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump era uscita nel 2018. Sabato l’Iran aveva annunciato di avere avviato una nuova catena di centrifughe 164 IR-6 nell’impianto di Natanz per l’arricchimento dell’uranio e di avere cominciato a sperimentare le centrifughe IR-9 che dovrebbero arricchire l’uranio 50 volte più velocemente di quelle di prima generazione. Il giorno dopo, un incidente – che Teheran ha attribuito a una piccola esplosione provocata da un sabotaggio di Israele – ha parzialmente danneggiato l’impianto.

Riferendosi all’incidente avvenuto all’alba di domenica al sito di Natanz, che secondo Teheran è stato appunto un sabotaggio di matrice israeliana, il ministro degli Esteri iraniano Zarif ha dichiarato su Twitter di aver scritto «in una lettera al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che l’attacco deliberato alla sicurezza di un impianto nucleare – con un alto rischio di rilascio indiscriminato di materiale radioattivo – costituisce una forma di terrorismo nucleare e un crimine di guerra».

In proposito, l’ex premier israeliano Ehud Olmert (in carica dal 2006 al 2009) ha osservato che probabilmente «l’ordigno è stato predisposto con molti anni di anticipo ed è stato attivato solo adesso» perché «operazioni come quelle a Natanz, sia che siano opera nostra o di altri, non sono del genere di quelle causate da uno che entra nel cuore della notte. Succedono quando all’interno – ha proseguito Olmert – sono state già installate trappole esplosive e si aspetta il momento giusto. Non so cosa sia esattamente successo lì a Natanz, ma – ha concluso – si può immaginare che l’esplosivo possa essere stato collocato questo o quell’anno, forse 10-15 anni fa».

Mentre il nucleare viene strumentalizzato in politica interna sia a Teheran sia a Gerusalemme, israeliani e iraniani continuano di pari passo la loro battaglia navale. Un mese fa un missile iraniano aveva colpito un cargo di proprietà israeliana nel Mare Arabico mentre navigava dalla Tanzania verso l’India. La settimana scorsa era stato preso di mira il cargo iraniano MV Saviz, ritenuto una base dei pasdaran e ancorato per anni nel Mar Rosso di fronte alle coste yemenite. Secondo un ufficiale statunitense, Israele avrebbe notificato al Pentagono di aver attaccato una nave iraniana in risposta ad altre aggressioni dei pasdaran.

E ieri mattina la nave israeliana Hyperion battente bandiera delle Bahamas e di proprietà di un imprenditore israeliano è stata presa di mira da un missile (o forse da un drone) al largo delle coste tra Fujaira e Khor Fakkan, nel Golfo di Oman.

Questi incidenti nucleari e navali non fanno che accrescere le tensioni. Nel caso dell’Iran, spianano la strada alla vittoria degli ultraconservatori nelle presidenziali del 18 giugno.

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