Investimenti, materie prime e belle foto. Un tavolo per i leader di Europa e Latinoamerica
Da domani a Bruxelles Ci sarà anche Lula al vertice Ue-Celac. I movimenti sociali invece daranno vita alla Cumbre de los Pueblos, a 20 anni dalla stagione dei Social Forum
Da domani a Bruxelles Ci sarà anche Lula al vertice Ue-Celac. I movimenti sociali invece daranno vita alla Cumbre de los Pueblos, a 20 anni dalla stagione dei Social Forum
Comincia domani 17 luglio a Bruxelles un vertice di due giorni che riunirà i capi di Stato e di Governo di Europa e America latina. Al vertice Ue-Celac (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños) hanno confermato la presenza Lula dal Brasile, Petro dalla Colombia, Fernandez dall’Argentina. Per l’Europa i vertici europei e i capi di stato di Portogallo, Spagna, Germania. Non confermata la presenza di Meloni, dovrebbe esserci Tajani.
Il vertice ritorna dopo 8 anni, l’ultimo si era svolto nel 2015, proprio a Bruxelles. Oggi l’Europa ha fretta di riallacciare i rapporti con un’area del mondo che dichiara essere un partner naturale, ma che ha trascurato negli ultimi anni. Fitta l’agenda del vertice. Innanzitutto gli accordi commerciali: il rinnovo di quelli con Cile e Messico e le trattative ventennali con il Mercosur. Quest’ultimo è un terreno scivoloso. Rappresenta uno degli accordi commerciali più grandi al mondo (creerebbe un mercato comune di quasi 800 milioni di persone, circa un quarto del Pil mondiale), ma le possibilità di firmarlo sono basse. I francesi accusano i brasiliani di devastare l’Amazzonia, i brasiliani accusano gli europei di neocolonialismo. Ed entrambi dicono una parte di verità.
Vi è poi l’accesso alle materie prime strategiche, quelle indispensabili per la transizione energetica. L’Unione Europea produce appena l’1% di tutte le materie prime per batterie e dipende dai mercati esteri. L’America latina è estremamente ricca di questi minerali: il niobio e il tantalio, di cui il Brasile è il secondo produttore mondiale, il litio di cui Cile, Bolivia e Argentina possiedono le maggiori riserve, e il rame, con Cile e Perù tra i principali esportatori.
Per ammaliare i paesi in via di sviluppo, Bruxelles mette sul piatto 300 miliardi di euro del Global Gateway, un piano di investimenti nel Sud del mondo che dovrebbe fare il controcanto alla Belt and Road Initiative cinese. «Ma le risorse sono sbilanciate verso l’Africa. Per l’America Latina i fondi sono ridotti, 10 miliardi». spiega al manifesto Mario Cimoli, già vicesegretario della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi delle Nazioni unite, che sta lavorando all’organizzazione del vertice di Bruxelles. «L’America Latina vuole essere trattata come un socio alla pari, non solo come un’area che riceve dei finanziamenti da qualcuno che le spiega come si fa sviluppo economico» conclude Cimoli.
Infine, forse il più ambizioso punto dell’agenda di Bruxelles, il dialogo politico tra i «partner naturali, due aree che condividono i valori dell’ordine internazionale basato sulle regole, la democrazia, i diritti umani e la pace» ha detto la presidente della Commissione Europea von der Leyen durante il suo recente viaggio latinoamericano.
Da Bruxelles sperano di poter portare la cooperazione a un livello più alto. L’invito al presidente ucraino al vertice è stato respinto dai presidenti latinoamericani, quasi tutti i governi hanno condannato l’invasione russa in Ucraina, ma si sono rifiutati di inviare sostegno militare a Kiev.
A 24 ore dall’inizio del vertice, i comunicati ufficiali sono entusiastici, soprattutto dopo la conferma della presenza di Lula. Le aspettative reali più contenute. Che ci si può aspettare? «Delle belle foto, qualche progetto di investimento, accordi sul litio e riunioni specifiche tra l’Ue e i paesi dei Caraibi» spiega al manifesto Lorena Ruano, scienziata politica del Centro de Investigación y Docencia Económicas (Cide) del Messico. «Il vertice nasce su iniziativa europea e soprattutto spagnola. L’America Latina non l’ha cercato, la regione chiede finanziamenti, investimenti, aiuti allo sviluppo. I vertici non hanno mai generato nulla, ma servono ad attivare le burocrazie per ripensare le agende di politica estera» conclude Ruano.
La Spagna è storicamente il paese che plasma, per conto dell’Ue, le relazioni con l’America Latina. È Madrid che ha promosso il vertice, tramite il governo socialista di Sanchez e l’alto rappresentante per la politica estera Ue, lo spagnolo Josep Borrell. Ma nessuno aveva previsto le elezioni nazionali proprio una settimana dopo. Sanchez ha assicurato la propria presenza a Bruxelles, per la Spagna «l’America latina è un affare di Stato» dicono popolari e socialisti iberici. Ma certo, un governo impegnato in campagna elettorale e in probabile uscita riduce il capitale politico che Madrid può mettere sul piatto durante il vertice.
Parallelamente al vertice dei capi di Stato e di Governo, si svolgerà la riunione delle imprese il EU-CELAC Business Summit (per l’Italia ci sarà Intesa San Paolo, per il resto la scena è occupata da Spagna, Francia e Germania).
I movimenti sociali e i partiti di sinistra delle due regioni hanno organizzato un “controvertice”, la Cumbre de los Pueblos. «Uno spazio laterale a quello istituzionale, al quale manca il respiro politico, sociale a culturale. Sono passati vent’anni dalla stagione dei Social Forum, è l’ora di riannodare i fili tra le nostre regioni», afferma l’europarlamentare Smeriglio, promotore della Cumbre.
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