Investimenti, energia, commercio. Gli accordi fra i cari amici Xi e Putin
Russia - Cina Forniture di gas, promozione dello Yuan, apertura delle zone di influenza nell’Artico. Il capo del Cremlino sempre più «vassallo»
Russia - Cina Forniture di gas, promozione dello Yuan, apertura delle zone di influenza nell’Artico. Il capo del Cremlino sempre più «vassallo»
I due “cari amici” non si sono fatti brutti scherzi. A favore di telecamere si sono anzi promessi tutto quanto si aspettavano l’uno dall’altro. Vladimir Putin ha dimostrato di non essere solo e anzi il suo ruolo è stato cementato. Xi Jinping ha invece ottenuto il lasciapassare che voleva sul fronte commerciale e strategico, provando inoltre a mostrare al mondo una Cina «potenza responsabile».
QUATTRO ORE E MEZZA di colloquio al Cremlino, in cui entrambi si sono mostrati sempre sorridenti. Putin ha dato legittimità al documento di Pechino sulla guerra: «Il piano può essere preso come base per un accordo di pace, quando saranno pronti in occidente e a Kiev. Ma al momento non vediamo una tale disposizione da parte loro». Una dichiarazione che Pechino usa per rivendicare il «ruolo positivo» giocato per ottenere l’impegno russo «alla ripresa dei colloqui di pace il prima possibile». Nel comunicato di parte cinese ci si dilunga sul documento in 12 punti, ma non viene ribadito esplicitamente il principio dell’integrità territoriale. Restano le «legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi» e la critica a chi «getta benzina sul fuoco». Reiterato il rifiuto delle sanzioni unilaterali e delle armi nucleari. Principi espressi diverse volte, ma che stavolta partono dall’iniziativa con cui la Cina si presenta «obiettiva e imparziale» sul conflitto.
Ma il vertice è servito anche o soprattutto per sottoscrivere o ribadire accordi. Sul fronte energetico, concordati «tutti i parametri» del gasdotto Power of Siberia 2 in fase di costruzione. «Il volume totale delle forniture di gas entro il 2030 sarà di almeno 98 miliardi di metri cubi», ha detto Putin, che si è detto pronto ad aumentare le forniture di gas naturale liquefatto e di petrolio. Riaffermato l’obiettivo di arrivare ai 200 miliardi di dollari di interscambio nel 2023: previsto aumento delle esportazioni russe di carne e cereali.
LE DUE NOVITÀ più significative sono a livello finanziario e strategico. Primo: Putin ha detto che promuoverà l’utilizzo dello yuan cinese per i pagamenti commerciali in Asia, Africa e America latina. Utile al tentativo di internazionalizzazione della moneta di Pechino, che vuole schermarsi dalle sanzioni degli Stati uniti. Secondo: la creazione di un organo di lavoro congiunto per lo sviluppo della rotta artica. Mosca apre sempre di più le porte alla proiezione cinese nelle sue tradizionali aree di influenza, dopo aver lasciato campo libero in Asia centrale.
SEGNALE di un rapporto bilaterale sempre più sbilanciato a favore della Cina. Putin parla di relazioni «ai massimi livelli della storia», ma Xi ha sottolineato ancora una volta che il rapporto non è un’alleanza politico-militare. Così come nel suo articolo pubblicato sulla stampa russa non aveva confermato l’amicizia «senza limiti e senza aree proibite», reiterata invece da Putin sui media cinesi.
È stata comunque firmata la dichiarazione congiunta sull’approfondimento della partnership globale per la “nuova era”, formula che in Cina viene fatta coincidere col mandato di Xi.
«I CINESI vogliono mantenere la partnership strategica, ma anche proteggere reputazione e interessi economici», ha dichiarato Joseph Torigian della School of International Service dell’American University al Los Angeles Times. «Quello che non vogliono è far sembrare che stiano facilitando l’aggressione russa». Secondo William Hurst di Cambridge, il viaggio di Xi ha lo scopo di «preservare lo status quo» nei rapporti con Mosca, «non nell’intraprendere un nuovo cammino o fornire assistenza militare». Ipotesi invece ripetuta dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ma sulla quale l’Ucraina continua a dire di non avere segnali.
La postura di Kiev sul viaggio di Xi sarà fondamentale per capire se all’orizzonte può intravedersi una soluzione politica. Cruciale la probabile telefonata tra Xi e Volodymyr Zelensky, che Mosca esclude possa avvenire già oggi. Washington e gli alleati hanno alzato il pressing sul presidente ucraino, sostenendo che un piano di pace sostenuto dalla Cina significherebbe il «congelamento delle conquiste russe».
IN UNA MOSSA ad alto tasso strategico, ieri è poi arrivato a Kiev per una visita a sorpresa Fumio Kishida. Il premier giapponese ha incontrato Zelensky ed è stato a Bucha. «Provo una forte indignazione», ha detto il rivale asiatico di Xi. Messaggio implicito chiaro, vista la coincidenza di tempi perfetta col vertice di Mosca: la Cina aiuta un «criminale di guerra». Invitandolo a Pechino, Xi ha invece ribadito che l’occidente deve trattare con Putin, la cui accresciuta dipendenza è l’unico vero vantaggio derivante dalla guerra. Quando alla fine del vertice l’ha accompagnato alla sua auto, più che un caro amico Putin sembrava ciò che l’ha definito Alexander Gabuev: un «vassallo».
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