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Invalsi, il boicottaggio dei quiz fa il record

Invalsi, il boicottaggio dei quiz fa il record

Contro la scuola quiz Da twitter ai flash mob e ai cortei. La protesta è diventata uno sciopero contro il Ddl Renzi-Giannini. Le voci contro i test basati su un concetto di «merito» che ignora le diseguaglianze socio-economiche

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 13 maggio 2015

Alle 10 del mattino di ieri nei «trending topic» su twitter svettava il boicottaggio all’#invalsi2015. In un paio d’ore la più grande protesta contro il modello neoliberista di valutazione registrata da quattro anni a questa parte ((adesioni al 23%, ma il dato non contempla le prove in bianco o invaldate) ) si è trasformata in uno sciopero virtuale contro il Ddl Renzi-Giannini-Pd che giovedì sarà discusso in aula alla Camera. «Valutati con delle “x”? Classificati con un codice? Siamo persone, non macchine” hanno scritto da Vimercate e rilanciato da Lamezia Terme. «Qui abbiamo tutti scioperato. Schedare e classificare non equivalgono a valutare» hanno scritto gli studenti da Pescara. «Saperi critici contro standardizzazione!» hanno risposto quelli da Roma.

Lo sciopero è stato anche concreto: intere classi hanno consegnato le prove in bianco. A Trieste il test invalsi è stato boicottato costruendo “opere d’arte” con sedie e banchi, «così le hanno definite i docenti» racconta il collettivo Oberdank che ha postato foto di vere installazioni. A Bari «un’ampia adesione ha coinvolto il 70% degli studenti mentre a Brindisi il 90%» sostiene la coordinatrice Uds Puglia Arianna Petrosino. «Mi sa, mi sa/Ca me n’aggia/Tornà a cas’/ Cca’ so tutt sciem» si è letto su una foto diffusa da uno studente napoletano mentre i suoi coetanei sfilavano in corteo in centro contro il governo. «Ragazzi, se venite è bene, se non venite è meglio» avrebbe detto un docente di matematica, a dimostrazione del dissenso tra i docenti che hanno aderito allo sciopero indetto dai Cobas o allo «sciopero breve di mansione» dichiarato da Usb scuola.

A Bologna ha fatto notizia il flashmob dal titolo «Il grande quiz InFalsi» in piazza re Enzo, in pieno centro. La prova è stata messa in scena a ruoli invertiti: erano gli insegnanti a rispondere ai quiz e gli studenti a somministrarli. «L’Invalsi non è un metodo di valutazione ma di misurazione – sostiene il coordinamento precari scuola Bologna – E poi non bisogna dimenticare che fa parte dell’esame di terza media. C’è una forte contraddizione, in merito. Bisognerebbe discuterne ma non ce n’è la minima intenzione». Anche questi docenti chiedono il ritiro del Ddl sul «Buona Scuola». Sul suo blog la docente Marina Boscaino sostiene di avere rinunciato a 17 euro di stipendio, mentre il comitato «Adotta la Lip» ha aderito alla terza giornata di protesta contro il Ddl.

«Il metodo del test a crocette non è adeguato a dare uno spaccato completo riguardo le capacità degli studenti e nemmeno il questionario sulla condizione sociale di partenza è adeguato» spiega Alberto Irone della Rete degli studenti medi che all’alba di ieri ha realizzato un flashmob al Miur. Tra le migliaia di tweet c’è anche un ritratto preciso della protesta diffusa. Sotto la minacciosa scritta in un questionario «Non girare la pagina finché non ti sarà detto di farlo!” si è letto: «Boicottiamo i test Invalsi perché costano 14 milioni di euro, soldi sprecati mentre si taglia il diritto allo studio; perché sono basati su un concetto di merito sbagliato e ignorano le diseguaglianze socio-economiche; sono antidemocratici perché costruiti dal Miur e dall’Invalsi e non da enti di ricerca autonomi. La valutazione è un tema da decidere nelle scuole e dal basso». «Da oggi partirà lo sportello Sos per difendere gli studenti da ritorsioni e illegittime sanzioni – sostiene Danilo Lampis, coordinatore dell’Unione degli studenti – Nella nostra proposta “Altra Scuola” la valutazione non è una schedatura, ma valorizza le capacità, migliora la didattica, educa alla cooperazione».
Questa critica articolata al modello Invalsi che ha colto impreparati il governo e il Pd. «È un boicottaggio indecente» ha detto il sottosegretario all’Istruzione Faraone (Pd). «Boicottare le prove Invalsi significa usare gli studenti a fini politici. La battaglia politica va fatta fuori dalle aule scolastiche» ha detto la responsabile scuola Pd Puglisi. Gli studenti ragionano invece con la loro testa e criticano il modello econometrico e aziendalista di una valutazione che ha lo scopo di controllarli e trasformarli in cittadini imprenditori di se stessi. Questa mobilitazione dimostra l’esistenza di un mondo che non si lascia valutare passivamente, né pacificamente.

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