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Internet resta «libero», escluso da sanzioni Usa

Internet resta «libero», escluso da sanzioni Usa

Crisi ucraina YouTube oscura il canale di Duma tv: «terminata per una violazione dei termini di servizio»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 aprile 2022

Della nuova “ondata” di sanzioni che gli Usa hanno imposto alla Russia, e alle figlie di Putin, è passata più inosservata una licenza del Dipartimento del Tesoro (General License n. 25), con cui l’ente federale esclude internet e le telecomunicazioni dalle transazioni sanzionate. E lo fa in diretta risposta a una lettera aperta rivolta già il 18 marzo a Biden e firmata da decine di associazioni e organizzazioni per i diritti umani e digitali “capitanata” da AccessNow – e alla quale aderiscono fra le altre Digital Medusa, Free Belarus Coalition, Human Rights Watch, Reporters Without Borders e Wikimedia Foundation – in cui si chiede al presidente di lasciare libero il canale delle telecomunicazioni, fondamentale a non stritolare il dissenso e quel poco che resta della libertà di espressione e di informazione nella Federazione russa. «Scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione circa i crescenti appelli a interferire con l’accesso a internet del popolo russo, che temiamo danneggerà quelle persone che cercano di organizzarsi in opposizione alla guerra, di riportare apertamente e onestamente gli eventi in Russia e accedere alle informazioni su ciò che sta accadendo in Ucraina e all’estero».

Crescenti appelli che venivano dall’Ucraina stessa, che ha più volte chiesto che le sanzioni comprendessero quei servizi che consentono a Mosca di restare connessa alla rete globale. Con la licenza firmata dal vicedirettore dell’Ofac (Office of Foreign Assets Control, ramo del Tesoro) si autorizza specificamente «l’esportazione, vendita, fornitura, diretta o indiretta, dagli Stati uniti o da persone statunitensi, ovunque siano collocate, alla Federazione russa di servizi, software, hardware, o tecnologie necessarie allo scambio di comunicazioni su internet, quali la messaggistica istantanea, le videoconferenze, chat e email, social network, condivisione di foto, film e documenti, navigazione web, blogging, web hosting, servizi di registrazione di domini internet».

Una scelta fondamentale anche per opporre resistenza alle tentazioni di autarchia digitale russe, che taglierebbero definitivamente il Paese – e i suoi attivisti, organizzazioni non governative, giornalisti, avvocati per i diritti umani, oltre che i semplici cittadini – fuori dal resto del mondo. «Le tecnologie per la comunicazione su internet statunitensi sono cruciali per i difensori russi dei diritti umani e per i media indipendenti al fine di raccontare e combattere l’aggressione Russa e Bielorussa in Ucraina», scrive infatti la consigliera legale di Access Now Natalia Krapiva, appellandosi alle altre nazioni e compagnie tech coinvolte nelle sanzioni alla Russia affinché seguano l’amministrazione Biden nel dichiarare internet una sorta di “zona franca digitale” nella guerra in corso.

E proprio su internet è in corso la più recente battaglia fra Mosca e un gigante della Silicon Valley, YouTube (di proprietà Google), che ieri mattina ha oscurato Duma tv, il canale della Camera bassa russa. Duma tv, si leggeva ieri mattina sulla piattaforma, è stata «terminata per una violazione dei termini di servizio». Reuters riporta che il Roskomnadzor (l’ente statale di controllo delle telecomunicazioni) ha reagito attaccando le «compagnie informatiche americane» che «aderiscono alla guerra scatenata dall’Occidente contro la Russia», e richiesto a YouTube di ripristinare «immediatamente» l’accesso a Duma tv, mentre su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha dato istruzione di «salvare i contenuti e trasferirli su piattaforme russe. E in fretta». Sempre su Telegram è arrivato il commento del presidente della Duma, Vyacheslav Volodin: «Gli Usa vogliono ottenere il monopolio sull’informazione. Non possiamo lasciare che questo accada».

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