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Rubriche

Intelligenza contro intelligenza artificiale

Ri-mediamo La rubrica settimanale sui media a cura di Vincenzo Vita
Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 20 novembre 2024

Si è tenuto ieri un interessante convegno promosso dall’agenzia adnkronos dall’impegnativo titolo «Trasformazione digitale, dentro l’AI».

Con un saluto (inviato per messaggio) del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio incaricato di seguire l’innovazione tecnologica e con le conclusioni del suo collega con delega all’editoria Alberto Barachini, il dibattito -introdotto dal direttore Davide Desario- ha approfondito il tema dell’intelligenza artificiale. Quest’ultima incombe anche -eccome- sulla fisiologia dell’informazione, mutandone modelli e caratteristiche. Già accade: articolo scritti da un robot, immagini rubate al di là di ogni richiamo normativo al copyright, appropriazione predatoria dei contenuti originali da parte degli Over The Top, fake news a go go. Proprio su tali aspetti si sono soffermate le conclusioni, che hanno fatto riferimento al testo del governo sull’AI, che indurisce le disposizioni del Regolamento europeo 2024/1689. In verità, l’inasprimento è una delle ormai abituali grida securetarie di un esecutivo preso dal fascino nero della repressione. Come si è visto nei casi clamorosi della cronaca recente sulla relativa facilità con cui i malintenzionati violano i tabernacoli del potere statuale (nonché le persone su cui si intende indagare per i più svariati motivi), gli inasprimenti penali toccano magari i piccoli hacker ma non scalfiscono le organizzazioni criminali.

Nunzia Ciardi, vicedirettrice dell’Agenzia per la cybersicurezza, ha offerto qualche conforto, in un campo minatissimo su cui si giocano diritti fondamentali.

Sulla molteplicità dei nodi della conferenza si sono susseguiti dirigenti, manager, professori ed esperti. Hanno parlato numerose voci e una cronaca succinta non potrebbe esaurire le citazioni. Meglio tentare di riassumere i punti cruciali emersi nel confronto coordinato dal gruppo di testa dell’adnkronos.

Innanzitutto, si sono sottolineati i rischi connessi ad un’evoluzione talmente accelerata da sovvertire le storiche sequenze dei ritmi dell’innovazione: sette anni, tre anni, ora sei mesi. Tutto ciò rende completamente desueta, va aggiunto, la gloriosa polarità dialettica tra apocalittici e integrati, efficacissima figura immaginata da Umberto Eco in un contesto analogico. E un sondaggio illustrato nel corso dei lavori ha ben chiarito che l’AI risulta una prospettiva da molti condivisa e tuttavia temuta per gli effetti che potrebbe avere: estrazione incontrollata dei dati, consumo abnorme di energia e di acqua, inquinamento dell’informazione. Nelle cure sanitarie la luce, invece, si accende, malgrado lo smercio sotterraneo sulle cure: obiettivo di assicurazioni e multinazionali farmaceutiche.

L’Europa è assai fragile, non avendo una forza autonoma rispetto ai fornitori dei materiali, sui quali primeggiano Taiwan e la Corea del Sud. È innegabile che -è stato sottolineato- si sia di fronte ad un mutamento della geopolitica: i citati Paesi stanno nell’orbita degli Stati uniti, con il convitato di pietra cinese. Sui primi dieci atenei specializzati sulle materie in questione i primi nove sono del Dragone e il famoso Massachusetts Institute of Technology (MIT) e solo decimo.

Insomma, per stare nel flusso inarrestabile dell’AI senza compromettere i valori essenziali dell’umanesimo e della persona è essenziale puntare sulla formazione: continua, permanente. Si tratta di inquadrare simile esigenza nella contrattualità, essendo il grado di conoscenza delle e sulle macchine algoritmiche una chiave di volta per riassumere l’indirizzo sulle tecniche.

Inoltre, se le grandi imprese hanno già una certa acquisita competenza, sono le piccole e medie realtà a soffrire. Non dimentichiamo che le PMI costituiscono la trama nervosa della prodizione e dello sviluppo.
Luciano Floridi ha azzardato che siamo al cospetto di una vera e propria filosofia. Sarà così, forse, ma è innanzitutto un conflitto.

Comunque, il sottotesto del convegno è chiaro: l’AI è tra noi e non è un sofisticato mezzo di comunicazione. È la realtà. Diremmo: è il capitalismo con il vestito di oggi, bellezza.

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