Insulti razzisti a Vinicius, in Brasile è affare di stato
Sport Al G7 di Hiroshima il presidente brasiliano Lula ha aperto il suo incontro stampa solidarizzando con Vinicius e parlando apertamente di pregiudizio razziale che prende forza in diversi stadi europei
Sport Al G7 di Hiroshima il presidente brasiliano Lula ha aperto il suo incontro stampa solidarizzando con Vinicius e parlando apertamente di pregiudizio razziale che prende forza in diversi stadi europei
Le fiamme negli occhi di Carlo Ancelotti davanti alla stampa è stata l’unità di misura per comprendere che la misura era colma. I cori razzisti negli stadi spagnoli verso Vinicius Junior, attaccante brasiliano del Real Madrid, durano ormai da mesi. Il calciatore nell’ultima gara giocata dal Real in trasferta, a Valencia, ha perso la pazienza, stanco di sentirsi definire «scimmia». E ha chiesto all’arbitro di intervenire. Lo stesso ha fatto con toni aspri il suo allenatore (foto Ap). E ora la vicenda sta diventando un affare di stato in Brasile.
Al G7 di Hiroshima il presidente brasiliano Lula ha aperto il suo incontro stampa solidarizzando con Vinicius e parlando apertamente di pregiudizio razziale che prende forza in diversi stadi europei. Coglie nel segno: diffusi episodi di intolleranza sono avvenuti in questi mesi in Spagna, Italia, Inghilterra. Anche la ministra dello Sport del governo brasiliano, Ana Moser, e il ministro della Giustizia, Flávio Dino si sono schierati pubblicamente, usando i social per esprimere vicinanza al giocatore del Real, mentre il ministero dell’Uguaglianza razziale – una delle novità introdotte nel nuovo governo Lula – invierà una denuncia formale alle autorità spagnole e alla Liga. Tra le dimostrazioni di solidarietà nei confronti di Vinicius c’è stato lo spegnimento per un’ora della statua del Cristo redentore, simbolo di Rio de Janeiro, per iniziativa del Santuario arcidiocesano che gestisce il monumento con la Federcalcio brasiliana e l’Osservatorio sulla discriminazione razziale nel calcio.
E come se non bastasse, a dimostrazione di quanto il caso Vinicius sia passato dal campo alla politica internazionale, l’ambasciatrice spagnola Maria del Mar Fernandez-Palacios è stata convocata dal Ministero degli esteri brasiliano a Brasilia. Da Madrid il premier spagnolo, Pedro Sánchez, fa sapereche «non ci deve essere posto per l’odio e la xenofobia nel nostro calcio o nella nostra società», aggiungendo che la Spagna non è un paese razzista.
Nel frattempo, la magistratura spagnola ha aperto un’inchiesta per sospetto crimine d’odio. La polizia ha arrestato a Valencia tre persone tra i 18 e i 21 anni, accusate di aver rivolto insulti razzisti all’’attaccante brasiliano durante il match di domenica scorsa allo stadio Mestalla di Valencia. Ma già dallo scorso settembre Vinicius era stato oggetto di commenti razzisti in Spagna per i suoi balletti successivi ai gol realizzati. A gennaio è stato poi ritrovato un manichino impiccato con la maglia del calciatore. E proprio ieri sono state arrestate quattro persone nell’ambito di quest’altro filone d’indagini.
E se la Fifa ha espresso solidarietà a Vinicius, la federcalcio spagnola ha invocato misure più energiche, che potrebbero includere la chiusura delle tribune e persino degli stadi, in caso di recidiva. Il Real Madrid e l’Afe (principale sindacato dei giocatori in Spagna) hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica.
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