Inquinamento, le regioni del Nord attaccano Bruxelles
Clima Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna contro la Ue sulla qualità dell’aria. Attilio Fontana: «È sostenibilità o follia? Ci saranno conseguenze drammatiche»
Clima Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna contro la Ue sulla qualità dell’aria. Attilio Fontana: «È sostenibilità o follia? Ci saranno conseguenze drammatiche»
Il presidente lombardo Attilio Fontana è andato a Bruxelles, dove nella sede del Parlamento Europeo ha incontrato la presidente Roberta Metsola e poi illustrato prima agli eurodeputati italiani e poi alla stampa la proposta della Lombardia in tema di emissioni atmosferiche. Quello che sul sito della Regione Lombardia viene definito «manifesto lombardo sulla qualità dell’aria», è solo lo strumento di una mobilitazione che coinvolge tutte le Regioni del Nord Italia contro i nuovi limiti relativa alla qualità dell’aria proposti dalla Commissione europea nella direttiva presentata nell’autunno del 2022.
CON L’OBIETTIVO di ridurre entro il 2050 l’inquinamento atmosferico a livelli non più considerati dannosi per la salute umana e gli ecosistemi naturali, le misure di Bruxelles prevedono un calo entro il 2030 di almeno il 55% (rispetto al 2005) degli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico (quantificati in termini di riduzione dei decessi prematuri attribuibili all’esposizione) e del 25% di quelli sugli ecosistemi, obiettivi che potranno essere perseguiti solo se si ridurranno ancora significativamente le emissioni dei principali inquinanti, PM10, PM2.5 e ossidi di azoto. La posizione di Fontana è assai chiara: «È sostenibilità o follia?», si chiede, andando contro la proposta della Commissione europea che tiene conto dei parametri individuati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il presidente lombardo sostiene che il provvedimento avrebbe «conseguenze drammatiche» per le regioni padane, ma anche per altri territori europei della Air Quality Initiative (Catalogna, Comunità di Madrid, Stiria e alcune province olandesi).
NON BASTA che la revisione della direttiva Ue sulla qualità dell’aria conceda ancora sette anni di tempo agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi limiti, che entreranno ufficialmente in vigore soltanto il 1 gennaio 2030. Per Fontana si tratta di misure «irragionevoli», il cui prezzo da pagare sarebbe «la chiusura della Pianura Padana», cioè del 75% delle attività produttive. Adeguarsi ai nuovi standard, secondo Fontana, impedirebbe anche «la circolazione dei tre quarti dei veicoli che oggi circolano», obbligando al fine attività anche il 75% degli allevamenti e delle attività agricole del nostro territorio. «Avremmo più del 60% dei nostri riscaldamenti che sarebbero fuori legge» ha spiegato ancora. Alla protesta di Fontana si sono accodati anche i rappresentanti di Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, secondo i quali le modifiche sono «assolutamente irraggiungibili». E anche secondo il rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Ue, Stefano Verrecchia, non è la prima volta che a Bruxelles «il tema dell’ambizione» mal si coniuga con «un certo pragmatismo».
UN PRAGMATISMO che non piace agli ambientalisti. Secondo Legambiente, ad esempio, la proposta della Commissione europea «va nella giusta direzione ed è pienamente condivisibile» mentre «non è condivisibile né appropriata la posizione presa dalle Regioni del bacino padano». Per questi motivi l’associazione ambientalista ha scritto e inviato insieme ai suoi comitati regionali dell’area padana – cioè a Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta, Legambiente Lombardia, Legambiente Veneto e Legambiente Emilia-Romagna – una lettera all’Envi (la Commissione parlamentare europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare) a FransTimmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per il Green Deal, e alla commissaria europea per l’Ambiente Virginia Sinkevicius esprimendo il massimo sostegno alla proposta di revisione della direttiva sulla qualità dell’aria.
Nella missiva l’associazione ambientalista ha ricordato anche il critico stato di salute della qualità dell’aria in Pianura Padana. Una grave situazione su cui ha pesato la mancanza di azioni nazionali, regionali e locali più decise per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti. Con buona pace di Fontana, che sostiene che in Regione Lombardia le emissioni pro capite medie sono la metà di quelle italiane e un terzo di quelle europee per le polveri sottili (PM10 – PM2,5), una media che, quando si parla di determinati inquinanti dell’aria, non conta un bel niente.
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