Martedì Fox News, il più seguito network americano, ha staccato un assegno da 787,5 milioni di dollari (716 milioni di euro) al produttore di macchine per votare che la rete aveva falsamente accusato di aver manipolato le elezioni del 2020 a favore di Joe Biden. Il pagamento è servito per evitare di affrontare il processo per diffamazione che doveva aprirsi pochi minuti dopo in un tribunale del Delaware. Un processo in cui sarebbero inevitabilmente stati chiamati sul banco dei testimoni i dirigenti di Fox e soprattutto il novantaduenne proprietario, Rupert Murdoch.

LA REALTÀ È CHE Fox non è un canale televisivo ma un’organizzazione sovversiva che andrebbe sciolta, i suoi dirigenti processati e i suoi beni devoluti alle famiglie delle vittime del terrorismo di estrema destra. Sì, perché se il dilettantesco golpe tentato da Trump il 6 gennaio 2021è potuto avvenire è perché da settimane Fox diffondeva la menzogna delle «elezioni rubate» da Joe Biden. I discorsi e i cartelli dei sostenitori di Trump quel giorno parlavano chiaro: Stop the Steal, fermate il furto, era lo slogan della manifestazione poi trasformatasi in assalto al Congresso.

PER DUE MESI FOX aveva dato voce alle più insensate teorie su complotti venezuelani, cinesi e perfino italiani sapendo perfettamente che si trattava di fantasie, menzogne, chiacchiere da bar. E lo aveva fatto per difendere i propri ascolti: al suo pubblico non piaceva sentirsi dire che Trump aveva perso. La vicenda ha confermato ancora una volta la presa che Trump sui suoi seguaci, così come ha dimostrato la paura di Fox e del Partito repubblicano nei confronti dell’ex presidente.

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L’importanza della causa per diffamazione intentata da Dominion stava nel fatto che il meccanismo processuale ha permesso di pubblicare centinaia di email e messaggi interni di Fox che rivelavano la verità: il network mentiva sapendo di mentire. I suoi conduttori più celebri scrivevano ai colleghi di «odiare Trump» (Tucker Carlson) e di considerare i suoi avvocati Rudy Giuliani e Sidney Powell degli «svitati» (Laura Ingraham).

STORICAMENTE, Fox è il principale responsabile della trasformazione del partito repubblicano da organizzazione di centrodestra in associazione antidemocratica. Da partito degli affari in partito fascistoide, deciso a conquistare il potere con ogni mezzo. Nelle ultime 8 elezioni presidenziali, i repubblicani hanno ottenuto la maggioranza dei voti popolari soltanto una volta, nel 2004, ma hanno conquistato la Casa Bianca tre volte.

Negli Stati, il partito ha disegnato le circoscrizioni su misura per i propri candidati, con la benedizione della Corte suprema. Ovunque siano al potere i repubblicani hanno varato leggi contro il diritto di interrompere la gravidanza, con pene detentive per le donne e i medici. Il culto delle armi da fuoco rimane al centro dell’ideologia del partito, sostenuta e amplificata da Fox News.

L’ACCORDO DI MARTEDÌ soffoca un dibattito necessario e urgente per gli Stati Uniti: può la democrazia americana sopravvivere a una centrale di propaganda sovversiva che ha convinto decine di milioni di americani?

Non solo una maggioranza di elettori repubblicani ancora oggi rimane convinta che Trump sarebbe stato il legittimo vincitore delle elezioni del 2020 ma, negli ultimi mesi, la loro fede nel network di Murdoch è addirittura aumentata. Fox ha demolito la fiducia nel pilastro delle istituzioni rappresentative: elezioni libere e oneste. Si tratta di un atteggiamento politico irresponsabile e catastrofico.

Il pubblico americano ha la memoria corta ed è perfettamente possibile, anzi probabile, che Fox si rimetta al servizio di Trump durante le primarie del partito repubblicano per la candidatura alle presidenziali del 2024.

PRIMARIE CHE, salvo terremoti politici oggi imprevedibili, lo vedono largamente favorito nonostante i vari processi contro di lui che si apriranno nei prossimi mesi.

Dominion ha certamente fatto gli interessi dei suoi azionisti: la vittoria nel processo che stava per aprirsi sarebbe diventata più incerta in sede di appello e ancor più di fronte alla Corte suprema dove i giudici di destra hanno una solida maggioranza.

Accettando l’offerta di un accordo extragiudiziale ha incassato non solo centinaia di milioni di dollari ma anche una certificazione della correttezza del suo operato che è necessaria per il futuro degli affari: Dominion aveva contratti in 28 Stati su 50 e, in un mercato concorrenziale come quello delle voting machines, per un produttore la reputazione è tutto.

PER IL MOMENTO la saga Fox-Dominion si ferma qui, ma nelle prossime settimane si dovrebbe aprire un processo-fotocopia, quello intentato da un’altra azienda dello stesso settore, Smartmatic, anch’essa diffamata da Fox in relazione alle elezioni del 2020. È sperabile che in quest’altro caso il dibattimento abbia luogo e porti alla luce le altre menzogne di Fox.