Il presidente dell’Autorità garante nazionale dei detenuti Felice Maurizio D’Ettore ieri pomeriggio si è recato al carcere di Santa Maria Capua Vetere. La visita agli uffici giudiziari della cittadina casertana era in programma, ma è stata l’occasione per intervenire sul caso denunciato proprio ieri dal manifesto di un 21enne napoletano – M. C. – condannato a tre anni e quattro mesi per il furto di un Rolex ma in condizioni psichiatriche incompatibili con la carcerazione.

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L’incompatibilità risulta attestata da una perizia di due medici di parte già dieci giorni fa, alla quale però la Corte d’Appello di Napoli non ha dato seguito, disponendo i domiciliari, ma al contrario limitandosi a chiedere al carcere la cartella clinica del detenuto. Che non si trova. D

’Ettore ha visitato il detenuto e ha chiesto per lui maggiore attenzione custodiale, disponendo anche l’acquisizione di tutta la documentazione relativa al caso. Da questa documentazione risulta però sparita proprio la cartella clinica, come il medico della Asl responsabile del settore ha comunicato a D’Ettore, asserendo di non averla più vista dal 13 gennaio scorso.

I periti di parte avevano invece riferito, il 7 febbraio, di aver trovato come indicazione terapeutica la prescrizione del Tavor, «ridicola per la problematica enorme di M. C.», come ha sostenuto il suo legale, Emilio Giugliano.

L’ufficio del garante nazionale continuerà a seguire il caso con attenzione, intanto però ieri la Corte d’Appello di Napoli ha emesso un nuovo provvedimento. Non l’attesa concessione dei domiciliari ma la richiesta all’istituto carcerario di una relazione sulle condizioni del detenuto e la disposizione di quindici giorni di osservazione psichiatrica, eventualmente prorogabili. Oltre a «ogni necessaria e opportuna misura a tutela dell’incolumità del detenuto».

I giudici d’Appello hanno anche sollecitato un nuovo parere della procura generale sui domiciliari, alla luce della ripetuta richiesta del difensore. Intanto però M. C. resta nella sua cella.