Inchiesta sull’allarme, sentiti i sindaci dei paesi colpiti
Operazioni di ricerca dei dispersi nel comune di Barbara (AN) – Ansa
Italia

Inchiesta sull’allarme, sentiti i sindaci dei paesi colpiti

Tomba d'acqua Gli inquirenti vogliono capire quando è stata diramata l’allerta gialla e come è stata recepita
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 20 settembre 2022

Sono due le inchieste giudiziarie sull’alluvione che giovedì scorso ha devastato Senigallia e diversi paesi limitrofi causando 11 morti, oltre a 2 dispersi per i quali proseguono senza sosta le ricerche. Oltre a quella di Ancona, ieri mattina anche la procura di Urbino ha aperto un fascicolo per inondazione colposa focalizzato esclusivamente sul paese di Cantiano, che a differenza degli altri comuni ricade sotto la sua giurisdizione.

Per quello che riguarda il fascicolo anconetano – qui si indaga oltre che per inondazione colposa anche per omicidio colposo plurimo – i carabinieri forestali hanno cominciato a sentire uno per uno i sindaci dei paesi coinvolti. L’obiettivo è capire come e quando è stata ricevuta l’allerta gialla e, soprattutto, come è stata recepita. A questo proposito i carabinieri hanno invece ascoltato anche il responsabile regionale del Centro funzionale multirischi che si occupa dei bollettini meteo. La domanda che si fanno gli investigatori, in questo caso, è perché sia stata diramata un’allerta gialla per alcune zone e verde per altre.

La questione riguarda soprattutto le tempistiche dell’allarme e dei successivi interventi, dal momento che, a parere pressoché unanime degli esperti, un acquazzone di tale portata (in due ore è caduta una quantità di pioggia pari a quella che di solito si registra in sei mesi) era assolutamente imprevedibile. Proseguono inoltre le acquisizioni di documenti di vario genere sia negli uffici regionali sia in quelli comunali: non si tratta di sequestri veri e propri, la procura semplicemente sta accumulando il maggior numero possibile di carte per riuscire ad avere un quadro più chiaro della situazione.

Sul campo, i forestali hanno impiegato l’intera mattinata di ieri a sorvolare in elicotteri le zone del disastro e in particolare i percorsi dei fiumi per mappare i problemi e degli argini. A quanto si apprende, le sezioni fluviali a monte sarebbero troppo piccole e inadatte a contenere la massa d’acqua caduta dal cielo. Inoltre, sotto la lente ci sono i lavori eseguiti negli ultimi anni sui vari ponti, per lo più tappati da tronchi e sterpaglie varie, con conseguente creazione di bacini che sono poi esondati sulle strade. Alla procura verrà consegnato un filmato di due ore, girato senza interruzioni, a mo’ di mappa in movimento di tutto il territorio disastrato. Secondo una prima stima ufficiosa, le persone coinvolte nel disastro sono circa 15.000, con molti sfollati che hanno trovato rifugio negli alberghi e in alcune sedi istituzionali. I fascicoli delle procure sono al momento senza indagati ma, assicurano, nei prossimi giorni è probabile che arriveranno le prime iscrizioni.

Intanto, mentre le ricerche dei dispersi proseguono e lentamente si continuano a ripulire le strade dal fango, sul fronte politico è già partito il rimpallo di responsabilità. L’amministrazione regionale di Fratelli d’Italia è sotto accusa per aver sostanzialmente ignorato il fiume Misa nei suoi progetti – fa molto rumore il finanziamento da 10 milioni di euro ricevuto un anno fa dal ministero della Transizione Ecologica e utilizzato per la messa in sicurezza di altri corsi d’acqua ma non quello che già nel 2014 esondò causando 3 morti – e per aver prosciugato i finanziamenti regionali del Commissario per il rischio idrogeologico. La risposta della destra è che anche quando c’era il centrosinistra al governo non è che sia stato fatto granché per garantire la cura del territorio, a partire dai lavori per le casse di contenimento del Misa: una telenovela amministrativa che va avanti dal 1986. A Senigallia, comunque, su una balaustra è apparso uno striscione molto eloquente: «A.A.A. Amministrazione Cercasi. Fratelli d’Italia vergogna nazionale».

Infine, a chiudere la polemica lanciata dall’ex governatore Luca Ceriscioli sull’eccessiva mole di burocrazia che impedirebbe di fare lavori pubblici, è arrivata una risposta dell’Anac: «Le nostre procedure non comportano la sospensione delle gare d’appalto o dei procedimenti ad essi legati. Per questo non possono causare ritardi. Se invece ci si riferisce alla vigilanza collaborativa, cioè quella richiesta dalle stesse amministrazioni o prevista dalla legge, si ricorda che Anac fornisce i propri pareri preventivi in meno di dieci giorni. Appare totalmente fuoriluogo evocare gli interventi di Anac come fonte di possibili ritardi».

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