In Ungheria si ritorna alla consultazione nazionale
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In Ungheria si ritorna alla consultazione nazionale

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell'Est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 9 dicembre 2023

Il governo ungherese di Viktor Orbán ha lanciato una nuova consultazione nazionale sulla difesa della sovranità ungherese. Sul banco degli imputati c’è sempre l’Unione europea con le sue politiche in diversi ambiti: flussi migratori verso l’Europa, Ucraina, Hamas, legge sulla protezione dell’infanzia (quella nota come legge anti-LGBTQ+), tanto per fare alcuni esempi.

Si tratta di un questionario di undici domande che tutti i cittadini ungheresi dovranno ricevere entro Natale nelle loro cassette delle lettere; le loro eventuali risposte dovranno essere rispedite al mittente non più tardi del 10 gennaio prossimo.

Undici quesiti, si diceva, e sono del tipo: “Bruxelles vuole mandare più armi all’Ucraina, Bruxelles vuole destinare più soldi in aiuti all’Ucraina, Bruxelles vuole far entrare l’Ucraina nell’Ue, Bruxelles vuole creare un ghetto di migranti in Ungheria, i soldi che le organizzazioni palestinesi ricevono grazie a Bruxelles finiscono anche nelle tasche di Hamas, Bruxelles vuole cancellare la legge sulla protezione dell’infanzia” e via discorrendo.

Su tutti i temi trattati dalla consultazione viene chiesto il parere ai cittadini ungheresi che sono chiamati a scegliere una delle due risposte “suggerite” dalle autorità governative per ogni singolo argomento.

Non è la prima volta che l’esecutivo guidato da Orbán ricorre a questo strumento per “testare” gli stati d’animo dell’opinione pubblica di casa, e non è la prima volta che il medesimo usa a corredo delle sua campagne anti-Ue manifesti che ritraggono le autorità di Bruxelles. Manifesti che vengono piazzati nelle strade e nelle città del paese. In questo caso i soggetti sono la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che nella cartellonistica governativa viene affiancata da Alexander Soros, il trentottenne figlio del magnate americano di origine ungherese George Soros e attuale presidente della Open Society Foundations (OSF). L’accostamento mostra ancora quanto il governo del Fidesz veda l’Ue in combutta con i plutocrati e speculatori del capitale internazionale a danno dei singoli paesi e del loro diritto alla sovranità nazionale. Sotto l’immagine che ritrae i due, una scritta che contiene un invito rivolto agli ungheresi: “Non balliamo al ritmo del motivo che fischiettano”; più o meno così, insomma.

La campagna e relativa consultazione, accusano l’Ue di imporre all’Ungheria politiche sbagliate e di continuare a ignorare l’opinione degli ungheresi sui diversi argomenti cui si è fatto cenno nelle righe precedenti. Flussi migratori, terrorismo internazionale, guerra in Ucraina e sovranità nazionale sono temi sensibili per la compagine governativa ungherese. È noto che la medesima si esprime a favore di misure restrittive contro l’ingresso dei migranti nell’Ue, ed è nota la sua opposizione nei confronti della politica di aiuti militari a Kiev e della propaganda anti-russa. Il senso di questa campagna è dimostrare che se le cose vanno male in Ungheria è a causa dell’Ue. Ci sono difficoltà economiche generalizzate all’interno dell’Unione e fenomeni di inflazione che si fanno sentire ovunque, specie in Ungheria dove si registrano particolari difficoltà sociali legate all’andamento dell’economia. Per Orbán ciò succede a causa delle sanzioni imposte a Mosca che, certo, non hanno fatto un gran bene agli stati membri dell’Ue. Quindi, se è vero le accuse del governo di Budapest contengono qualche spunto che fa riflettere, è altrettanto vero che i ripetuti attacchi del governo Orbán contro tutto ciò che viene dall’esterno sanno di ricerca del capro espiatorio, e questa è una delle abitudini del sistema di potere in questione.

In ogni caso si prevede che l’Ungheria sia al centro dell’attenzione al prossimo vertice Ue previsto per la metà di dicembre, per le posizioni espresse dal governo arancione, e anche Orbán si sta preparando al summit con diversi argomenti e con il possibile uso dello strumento del veto per ottenere delle contropartite in termini di fondi di coesione. Secondo diversi analisti la consultazione descritta sinteticamente in questo articolo fa parte della campagna intrapresa dall’esecutivo in funzione delle elezioni europee previste per il prossimo giugno. Dopo di esse l’Ungheria dovrebbe assumere la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.

 

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